Cronaca & Spettacolo
Una donna di polso alla guida di una città difficile
Tre figli, un passato da dirigente di banca, Ivonne Cosciotti, classe ‘67, è la sindaca di Pioltello, Comune di 37.000 abitanti, situato nell’Est della Città Metropolitana di Milano. Eletta per la prima volta a giugno del 2016, ha dato il via ad una stagione politica di investimenti per la rigenerazione urbana e il sostegno ai cittadini più svantaggiati.
Amministrare una cittadina con diverse criticità sociali è una prova difficile, che Ivonne Cosciotti sembra aver superato brillantemente. Per quattro anni ha viaggiato con il vento in poppa, vincendo un bando dietro l’altro. Poi l’arrivo della pandemia l’ha costretta a rallentare. Ma lei non si è persa d’animo e ha approfittato del periodo di stop per progettare la ripartenza, con i nuovi strumenti a disposizione, come il bonus 110% e i fondi del PNRR.
Il suo coraggio e la sua empatia le hanno permesso, a ottobre 2021, di ottenere la riconferma già al primo turno.
Oggi è pronta per nuove sfide, grazie anche all’appoggio di una squadra di governo a cui è legata da un solido rapporto di fiducia.
Quando si è avvicinata alla politica? C’è stata una ragione particolare che ha determinato questa scelta?
La decisione l’hanno presa gli eventi. Nel 2014, in seguito alla caduta di una giunta di sinistra in questa città, un amico, che attualmente è un mio assessore, mi ha chiesto di aiutarlo con la sua candidatura a sindaco. Io accettai di dargli una mano, creando una lista che ottenne un buon risultato, anche se la persona non vinse le elezioni. Poi la giunta di centro-destra che si era imposta in quella tornata elettorale cadde in dieci mesi, determinando un ritorno alle urne nel 2016. A quel punto si cercò una figura che potesse fare da sintesi tra le diverse anime del centro-sinistra pioltellese e la convergenza fu unanime sul mio nome.
Lei è da poco stata riconfermata sindaca di Pioltello. Che cosa ricorda con più orgoglio del suo primo mandato? Quali sono i suoi principali obiettivi per il secondo?
Nel primo mandato ho vinto con il 58% al primo turno. È stato un risultato importante in una città come Pioltello, che ha il 24% di cittadini stranieri. Qui, infatti, il centro-destra riesce ad avere un appeal particolare, giocando su una narrazione distorta del fenomeno migratorio.
Una delle cose di cui vado più fiera è di aver fatto, in 5 anni, 20 milioni di euro di investimenti. Ho curato molto lo stile della politica, la trasparenza, e l’ascolto delle persone. Con la scorsa giunta abbiamo fatto un’operazione di bilancio partecipativo chiamata “Decidilo tu”, che ha portato 6.000 persone a votare i progetti.
Un altro punto di orgoglio è stato quello di aver investito molto sulla formazione: ho aperto un istituto tecnico superiore serale, che è partito con una sezione e ora ne ha quattro.
Nel 2019, siamo stati la prima amministrazione in Italia a fornire gratuitamente i tablet ai ragazzi delle scuole medie. All’epoca non sapevamo ancora che la pandemia ci avrebbe travolto, ma abbiamo preso questa decisione, perché credevamo in un nuovo modo di insegnare le scienze, con l’ausilio delle tecnologie. Nel bando abbiamo incluso anche 240 ore di formazione per i docenti affinché imparassero ad utilizzare la strumentazione appena acquistata.
Questa scelta si è rivelata provvidenziale un anno dopo. Quando è arrivata l’emergenza sanitaria e i miei ragazzi avevano già tutti il tablet per fare lezione da remoto.
Appena eletta vinsi 1.200.000 euro con il Bando Periferie. Entrai in carica a metà giugno e i termini per la presentazione scadevano il 3 luglio. Scrissi il progetto in pochi giorni, assieme ad un mio dirigente, includendo interventi necessari che avevamo già individuato durante un tavolo con la Prefettura.
Pioltello ha una periferia di tipo privato, il che potrebbe sembrare una cosa bella, ma in realtà è un fattore di criticità, dato che non permette all’ente pubblico di effettuare alcun tipo di intervento. Oggi, però, grazie al bonus 110%, questa periferia composta da circa 9.000 appartamenti, si rinnoverà completamente. Nel frattempo stiamo risolvendo anche il problema delle occupazioni abusive: avevamo 2.000 case in asta, ora sono circa 700.
Alcuni anni fa aveva portato avanti un’iniziativa per far emergere i talenti e le capacità imprenditoriali delle donne, in particolare di quelle straniere, ce ne vuole parlare…
Si dice che la sensibilità e la concretezza riguardo alcuni temi sono tratti caratteriali che contraddistinguono tutte le donne. Io ritengo che affrontare la questione femminile voglia dire sostenere la famiglia e offrire servizi per la cura dei bambini e degli anziani.
Noi abbiamo dei luoghi dove i bambini possano andare con i nonni o i genitori a passare un pomeriggio insieme e ci sono anche alcuni asili nido, che stiamo cercando di ampliare, ma abbiamo bisogno di fondi per la gestione. Per fortuna il presidente Draghi ha affermato che alcuni finanziamenti del PNRR saranno destinati a questo scopo.
Per quanto riguarda le donne straniere, c’è anche un tema culturale da tenere in considerazione. Si tratta, infatti, di persone che, a volte, non sono abituate a vivere un’autonomia rispetto al marito e vanno accompagnate. L’uscita dalla scuola è un’occasione per incontrare mamme, che magari passano il resto della giornata chiuse in casa, e coinvolgerle nei progetti.
Con i soldi del bando periferie abbiamo creato il Family Work Hub, durante il quale le donne, italiane e straniere, valutavano insieme le opportunità per il proprio futuro lavorativo, mentre le baby sitter, messe a disposizione dal Comune, si occupavano dei loro bambini. Oltre ai corsi di italiano, abbiamo istituito anche progetti, finanziati da alcune fondazioni, per l’imprenditoria femminile nei settori sartoria, cucina e pasticceria. Possiamo dire che qualcosa si è mosso. Ovviamente c’è stata anche qualche delusione nel vedere alcune persone che, finito il corso, sono tornate alla loro condizione precedente, senza mettere a profitto il percorso fatto.
Abbiamo vinto anche un altro bando insieme al Politecnico di Milano che, in occasione del progetto Most, aveva messo una parte del proprio 5 per mille nel lavoro sulle periferie. Grazie all’impegno del prof. Di Giovanni, non si è affrontato solo il tema dell’urbanistica, ma anche quello dell’antropologia, in partnership con l’Università di Siena, e della psicologia sociale, insieme alla Bicocca di Milano. Sono stati fatti anche degli studi utilizzando i disegni dei bambini per capire quali erano le prospettive future di integrazione.
Il progetto si è svolto tra il 2017 e il 2018. Poi nel 2019, in collaborazione con la Prefettura, abbiamo organizzato un pranzo comunitario: “Aggiungi un posto a tavola”. La tavolata era lunga 400 metri ed erano presenti gli abitanti del quartiere e i professori universitari. Ognuno ha portato qualcosa da mangiare e sono stati esposti i lavori del Politecnico, insieme ai disegni dei bambini. È stato un momento di grande coesione sociale, che ha dato valore al percorso che si era appena concluso.
Che cosa vuol dire essere una donna alla guida di una città? Ha incontrato delle difficoltà?
Io sono arrivata dopo una sindaca di centro-destra e un commissario prefettizio donna, quindi il soffitto di cristallo, a Pioltello, era già stato rotto. Certo essere una donna espone comunque a pregiudizi, anche involontari. Avevo tutti dirigenti uomini quindi ho dovuto fare in modo che con loro nascesse una stima personale, cosa che è avvenuta. Penso che mi abbia aiutato il fatto di essere una persona molto determinata, con un carattere abbastanza forte, ma al tempo stesso rispettosa delle opinioni altrui.
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