Champions League

Carlo Magno, de profundis Pep: le merengues matano il City e volano in finale

Don Rodrygo entra, fa diventare bravo il Real e rende don Abbondio tutto il City. Così il matrimonio con la finale s’ha da fare per il Real, che il 28 maggio (stessa data della vittoria della prima Champions di Ancelotti da allenatore alla guida del Milan contro la Juve) se la vedrà a Parigi Saint Denis, contro il Liverpool

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Non tengo parabras”, dice Rodygo a fine match. Non ha parole. “Trasumanar significar per verba non si poria”.Dice Dante nel primo canto del Paradiso, quando non riesce proprio a descrivere qualcosa d’ineffabile, e poi aggiunge: “Però L’essemplo basti, a cui esperienza grazia serba”. Basti però l’esempio a quelli che la grazia concederà di fare questa esperienza, Carlo!

Anche allo stadio Santiago Bernabeu, già teatro della gioia mundial azzurra nel 82, stasera è accaduto qualcosa simile a questo trasumanar: un crogiolo di calcio, lembi di adrenalina, discese ardite e risalite improvvise.

Dal tiro mancino di Mahrez al destro di Benzema nell’extratime, che manda in finale il Real, stordisce il City rispedendolo nella sua ormai quasi infinita città dei rimpianti.

E dire che per come si erano messe le cose, il city aveva tutte le carte in regola per fare la voce grossa.

Ma la prima cosa bella, il passaggio di Bernardo Silva quasi da pallanuoto (forse su precisa indicazione del vice Guardiola Manuel Estiarte ex pallanuotista) per il sinistro preciso e potente sotto il sette dell’algerino, diventa anche l’ultima degli inglesi.

Hanno le palle ma le buttano con Grealisch addirittura due, tutte alle ortiche. Fino all’84’ sembrava che il City, al netto dei suoi errori sotto porta, fosse ormai ad un passo dalla sua seconda finale consecutiva.

Sembrava ma dentro il fuego amigo del Real e pessimo cliente per ogni avversario, sembrava è un verbo che non esiste, è infatti imperfetto.

Perfetta, come nottola di Minerva che arriva sul far della sera non per fare poi chissà quale sconquasso ma per rispiegare, tutto ciò, che fin lì, era stato.

Come il vino buono si versa all’ultimo, così fa il Real: Camavinga apre le danze con una palla invitante, Benzema, con un colpo di karate confeziona a Rodrygo la palla del pari.

Gol del brasiliano, che su assist di Camavinga al Meazza, quest’autunno nel girone, già ammutolì l’Inter.

Qui inizia la noche del Madrid e finisce il giorno presuntuoso del City.

Il recupero è balsamo sulle schiene dei blancos. Ma Carvajal ha la fretta benedetta di chi sa che con un episodio, il City, sarà cotto.

Cross pregevole di destro, saltano in due: prima Vazquez poi Rodrygo, mente le maglie blu notte del City, son già andate a dormire.

2 a 1 Real, è la chiave che serve a Carletto per aprire il fortino dei supplementari.

Il bottino ora è succulento, ora è a portata di mano, ora è lì. Benzema, chi se non lui, buttato già da Ruben Dias, si procura il rigore e da artificiere nato rompe quel caveau. Dentro c’è un tesoro inestimabile, si chiama finale, addolcita dal 10 sigillo nelle gare di Champions ad eliminazione diretta.

Se volete raccontare ai vostri bambini che cos’è il calcio, fategli vedere questa partita e dite loro questo è il calcio” Così la brava Giulia Mizzoni sintetizza la gara indomita del Bernabeu al fischio di Orsato, ai microfoni di Amazon prime video.

Sembra un po’ il discorso della luna di papa Giovanni XXIII. Ed in effetti chi c’era lì, ma anche noi indirettamente, ci gustiamo e portiamo un po’ di queste carezze, capaci d’invaderti la faccia. Come quelle di Carlo al figlio Davide, carezze bagnate dalle lacrime.

Bigia come la notte dove anche le vacche sono bigie è la consistenza caratteriale del city, zeppo di prime donne e povero di leader, che torna, mestamente, a casa.

Uomini di poca fede, ci credevano in pochi

Quelli che ci credevano di più erano i giocatori

In questo stadio basta una scintilla, poi naturalmente c’è anche la qualità.

Ho detto ai miei giocatori sarà più bravo non chi inizia questa gara ma chi la finisce”.

Così parlo Zarathustra? No Carlo Ancelotti, così grandemente normale, così tremendamente magno.

Immagine tratta dalla diretta tv di Amazon Prime Video.




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