Calcio

Ba-Lu-La: Barella-Lukaku-Lautaro. Bastano quei tre all’Inter per aprire le danze

LENTE D’INGRANDIMENTO. CHAPTER 1

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La lente d’ingrandimento di Sherlock Holmes, quella, le lasciamo alla letteratura gialla.

Qui, occorrerà una lente molto più semplice, capace però di addentrarsi in profondità tra le maglie di alcuni episodi del campionato.

In fondo, lo diceva e sosteneva anche il retore Quintiliano: non multas sed multum, non molte cose ma in profondità.

Per vedere le molte cose del campionato basta accendere la tv.

Questa lente d’ingrandimento, al contrario, prova ad uscire un attimo dalla superficie ed accedere al cuore pulsante di alcuni momenti del campionato, tra le loro sistole e diastole.

Ieri sera l’Inter, nel debutto casalingo contro lo Spezia, aveva iniziato a spingere sulla destra, con Dumfries, che provava a fare il Cafù della Roma capelliana: sgroppate e via a mettere in mezzo iniziative e palloni.

Per rompere l’iniziale fortino spezzino, ci voleva però qualcosa d’altro, qualcun altro.

Qualcos’altro, la tecnica, piombino indispensabile per rompere qualsiasi roccaforte.

Qualcun’altro, loro tre: Barella, Lukaku, Lautaro, i tre, guarda caso, tra i cinque dotati di un maggiore tasso tecnico in senso alla formazione iniziale nerazzurra.

Gli Altri due rispondono al nome di Calhanoglu, autore poi della seconda marcatura e Brozovic.

E tre nomi fanno, costruiscono, un gol.

Lancio liftato ed obliquo di Barella dalla destra, sponda volante e di cabeza del puntero belga (riaccasatosi nella beneamata da figliol prodigo e riaccolto ieri con vari cori dalla nord) e sinistro, basso e senza pensarci, del toro.

Voilà, ecco il vantaggio. Ecco il gol che rompe gli iniziali equilibri, lancia in orbita (Orbita, così si chiama anche il nuovo pallone della serie A griffato Puma) l’Inter e riempie di pusillanimità lo Spezia.

Lo scorso anno, con Edin Dzeko dal primo minuto, le opzioni erano diverse. Il bosniaco, agiva però prevalentemente da regista offensivo, giocando spesso da sottopunta, in uno scacchiere avanzato che prevedeva Lautaro come unico terminale.

Oltre al toro, dunque, c’era il vuoto.

Ora, invece, con il ritorno di big Rom, l’Inter ha riabbracciato quella prepotenza in prima linea, incarnata dalla fisicità del centravanti belga.

Così anche i lanci di tamburello sardo Barella hanno smesso di cercare Lautaro, manlevando l’argentino da un compito non propriamente suo e facendogli ritrovare il suo ruolo principale, quello di stoccatore.

Barella – Lukaku – Lautaro: l’Inter non solo l’ha sbloccata così la prima in casa, ma si è anche sbloccata dal peso di non avere più peso là davanti.

Si, faro Romelu è tornato a brillare lì, nelle aree di rigore avversarie: il mare ed il molo interisti, hanno ritrovato, lì in fondo, il loro luminoso baluardo.

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