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Cronaca

5 Settembre 1972: il martedì nero di Monaco

La tragica notizia della morte degli ostaggi israeliani all’aeroporto militare di Fürstenfeldbruck nelle vicinanze di Monaco.

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foto di Gabriele Sbattella

5 Settembre 1972: il martedì nero di Monaco.

MONACO DI BAVIERA (Germania) <<Abbiamo appena ricevuto le ultime notizie. Sapete, quando ero bambino, mio padre mi diceva che raramente le nostre speranze più belle e le nostre paure più grandi si avverano. Questa notte le nostre paure più grandi sono divenute realtà. ci hanno comunicato in questo momento che gli ostaggi erano undici. Due di loro sono stati uccisi nelle loro stanze ieri mattina, gli altri nove sono stati uccisi questa notte all’aeroporto. Sono tutti morti>>.

Con queste drammatiche parole, il telecronista del canale americano ABC Jim Mc Kay alle ore 3:45 del mattino del 6 settembre 1972 ha comunicato agli spettatori oltre oceano la tragica notizia della morte degli ostaggi israeliani all’aeroporto militare di Fürstenfeldbruck nelle vicinanze di Monaco. Ma facciamo un passo indietro: intorno alle 4 del 5 settembre 1972 otto guerriglieri arabi appartenenti all’organizzazione terroristica Settembre Nero, penetrano vestiti da atleti all’interno del villaggio olimpico. Si dirigono verso la palazzina numero 31 della Connolly Strasse dove, oltre alle rappresentative di Uruguay e Hong Kong, alloggia la rappresentativa di Israele.

Entrano negli alloggi israeliani forzando la porta di ingresso facendosi leva con le canne dei loro fucili. Ne nasce una colluttazione che costa la vita a Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana. Gad Tsabari, nella confusione del momento, riesce a scappare passando nei sotterranei del villaggio. Un altro atleta, Yossef Romano, 31 anni, pesista nato in Libia e veterano della Guerra Dei Sei Giorni, prova a togliere il fucile a uno degli otto terroristi ma viene colpito. Verrà poi torturato a morte ed evirato.

Vengono presi in ostaggio nove uomini: David Berger, 28 anni, pesista, nato negli Stati Uniti ed emigrato poi in Israele; Zeev Friedman, 28 anni, anche lui pesista, nato in Polonia; Yossef Gutfreund, 40 anni, nato in Polonia, arbitro di lotta; Eliezer Halfin, 24 anni, nato in Unione Sovietica; Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica; Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno, nato in Romania, durante la Shoah aveva perso moglie e figlia; Mark Slavin, 18 anni, nato in Unione Sovietica, lottatore; Andrè Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma, nato in Romania e padre di una bambina nata pochi mesi prima; Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi, nato in Polonia e sopravvissuto alla Shoah.

Le richieste dei terroristi sono le seguenti: liberazione di 234 detenuti palestinesi nonché di Andreas Baader e Ulrike Meinhof, dell’organizzazione terroristica tedesca Rote Armee Fraktion. Inizia una lunga trattativa tra terroristi e autorità tedesche.

La notizia del sequestro arriva non soltanto nel Paese con la Stella di David ma fa il giro del mondo. Golda Meir, allora primo ministro israeliana, è categorica: con i terroristi non si tratta. Israele propone alla Germania l’invio di una unità speciale per risolvere la questione. La Germania dice di no.

Nella tarda mattinata, il Comitato Olimpico, di concerto con il Comitato Organizzatore, emette un comunicato nel quale annuncia la sospensione delle gare. E’ la prima volta nella storia delle Olimpiadi che si verifica un episodio simile.

<<La pace olimpica – si legge nel comunicato – è stata violata da un attentato da parte di terroristi criminali. L’intero mondo civile condanna con sdegno questo attentato. In segno di rispetto nei confronti delle vittime e come segno di partecipazione e solidarietà nei confronti degli ostaggi ancora prigionieri, verranno interrotte le gare del pomeriggio di oggi. Il C.I.O. e il Comitato Organizzatore hanno organizzato all’Olympiastadion una commemorazione per domani mattina, mercoledì 6 settembre alle ore 10. Questa commemorazione renderà più chiaro il concetto che l’ideale olimpico è più forte del terrore e della violenza>>

Nel pomeriggio la polizia tedesca prepara un assalto alla palazzina: questo non sfugge alle telecamere che mandano le immagini in diretta in tutto il mondo. Ovviamente i terroristi e gli ostaggi assistono alla scena e dunque questo tentativo di liberazione degli ostaggi viene scartato.

A proposito di televisione e radio vogliamo ricordare la cronaca radiofonica di Piero Pasini che, vestito da atleta, dalla palazzina dove erano alloggiati gli atleti italiani, raccontò quanto accadeva.

Si arriva alla sera con il cancelliere tedesco Willy Brandt che parla alla nazione di quanto accaduto e assicura che verrà fatto tutto il possibile per salvare gli ostaggi.

Alle ore 22 ostaggi e terroristi vengono caricati su due elicotteri e portati all’aeroporto di Fürstenfeldbruck. Sulla pista di questo scalo militare c’è un velivolo pronto al decollo.

Poco dopo l’arrivo degli elicotteri si scatena una sparatoria abbastanza cruenta nella quale tre terroristi vengono catturati, cinque vengono uccisi ma purtroppo i nove ostaggi insieme ad un poliziotto, Anton Fliegerbauer, ci hanno rimesso la vita.

Inizialmente viene diffusa la notizia della liberazione degli ostaggi ma poi, qualche ora dopo, arriva la smentita.

Il giorno dopo, mercoledì 6 settembre, le vittime vengono commemorate in una cerimonia all’Olympiastadion. L’allora presidente del Comitato Olimpico, l’americano Avery Brundage (arrivato alla sua ultima olimpiade) dice: “I Giochi devono continuare”.

Oltre al discorso del massimo dirigente olimpico parlano Samuel Lalkin, capo delegazione israeliana, Gustav Heinemann, presidente della Repubblica Federale Tedesca, l’ambasciatore israeliano Ben Horin ed il Presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi, Willi Daume

E dunque si continua ma l’interrogativo, anche a distanza di mezzo secolo, è lo stesso: la strage si poteva evitare?

Se Israele da una parte piange le proprie vittime, dall’altra si arma per colpire i mandanti dell’attentato. L’operazione passò alla storia con il nome “Collera Di Dio”.

5 Settembre 1972: il martedì nero di Monaco.

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