Cronaca
GIALLO SETA: amori e segreti di Villa Adriana
Per la nostra pagina letteraria
GIALLO SETA: amori e segreti di Villa Adriana.
Non è una storia d’amore in senso classico quella raccontata da Alessandra Bucci e Antonio D’Amore. S’impone fin dalle prime pagine la sensazione di palpare un’atmosfera al limite del surreale, propria di certi racconti di Samuel Beckett – Primo amore su tutti – o di Julio Cortàzar, ma, come si intuisce altrettanto presto, tutto ha un senso e una propria logica tra le mura di Villa Adriana, tanto che il lettore non faticherà troppo ad orientarsi tra visioni oniriche di farfalle, sensuali muse e arcane corrispondenze.
Proprio perché accadono molte cose in Giallo seta. Amori e segreti di Villa Adriana (Edizioni Il Viandante, 2022, p. 160, con prefazione di Claudio Santoro e postfazione di Domenico De Berardis), una volta iniziata la lettura è difficile non proseguire fino alla fine. L’opera è scritta a quattro mani ma non presenta stonature dovute alla diversa formazione degli autori, Alessandra Bucci professoressa di lettere e Antonio D’Amore giornalista.
Protagonista della storia è Giulio, uno scrittore sopravvissuto ad una grave malattia, che si ritrova ad abitare a Villa Adriana, una casa signorile ricevuta in eredità da una zia. Gli fanno compagnia Iole, la governante, e il ritratto di un’affascinante donna d’altri tempi, Adriana De Panfilis. Ed è proprio con Adriana che Giulio finirà per tessere una relazione che si svilupperà a mezzo di un surreale scambio epistolare, ma tornerò più avanti sul punto, che merita un’attenzione particolare. Completano la schiera dei personaggi più importanti Angelo, un amico di Giulio, e Ruggiero Odorisio, un pittore ottocentesco.
Tra i punti di forza del romanzo vi è, anzitutto, la vivacità delle descrizioni, a cui si accompagna un sapiente uso delle metafore. Ad esempio, se un incipit vale almeno la metà del successo editoriale dell’intera opera (provate a cercare nelle librerie o nei siti specializzati quanti saggi dedicati al tema sono stati dati alle stampe), Giallo seta centra l’obiettivo, presentando “Un candelabro d’argento rivestito di graffi e appoggiato, quasi distrattamente, su un tavolino di legno scuro”.
Che le parole siano “importanti”, per citare un famoso film di Nanni Moretti, è rivelato anche per bocca del protagonista, che, attraversando una profonda crisi, confida: “Vorrei essere uno scrittore migliore sai? Uno scrittore capace di trovare le parole più adatte al racconto delle emozioni (…)”.
Le riflessioni di Giulio mi hanno richiamato alla mente lo struggimento di Majakovskij che, nella lirica All’amato me stesso, immagina cosa potrebbe fare se fosse un poeta in grado di “balbettare” come Dante o Petrarca: “E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo: / pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto / le amanti di tutti i secoli”. Fuor di metafora, non trovare le parole giuste è, per uno scrittore, una malattia e, forse, è questa la più grave malattia che affligge il protagonista del romanzo.
Questa considerazione mi porta a presentare un altro punto di forza dell’opera, ossia la fragilità e l’umanità dei personaggi ideati da Bucci e da D’Amore, che sono giustamente collocati nel contesto – o forse dovrei dire nel teatro della vita? – e non appaiono finti o stereotipati.
Per spiegarmi meglio, lascio ancora una volta la parola ai protagonisti di Giallo seta: “La vita deve lasciarci senza fiato, a tratti, altrimenti non la si può considerare tale”. Sia Giulio che Adriana, a modo loro, sceglieranno di vivere piuttosto che lasciarsi vivere – per dirla evocando una metafora pirandelliana – accettandone tutte le gioie, i dolori e i tanti rischi, come il Malato di cuore della canzone di Fabrizio De André, che, sebbene conscio delle patologie che lo affliggono, sceglie di vivere un amore così intenso che lo porta a morire d’infarto per un bacio.
Vengo al terzo aspetto interessante che ritengo sia opportuno sottolineare: i tratti del romanzo epistolare che caratterizzano la narrazione. Il genere, è quasi superfluo ricordarlo, sembra non trovare più molto spazio in epoca contemporanea, se non altro perché l’evoluzione dei mezzi di comunicazione ha portato, nel giro di pochi decenni, alla rapida obsolescenza e alla conseguente scomparsa delle lettere e delle cartoline postali. Ne consegue che, ormai, il racconto epistolare finisce per rientrare spesso nel filone del romanzo storico, perché ha perso quella attualità che permetteva al lettore di immedesimarsi e trovare immediata familiarità negli elementi della narrazione. Eppure, sebbene ambientato in epoca contemporanea, non sarebbe scorretto definire Giallo seta (anche) un romanzo epistolare, proprio per via della centralità che assume, per lo sviluppo della trama, lo scambio epistolare tra Giulio e Adriana De Panfilis. Si apprezza, quindi, la soluzione letteraria scelta dagli Autori e questa rinnovata freschezza del genere.
Giallo seta di certo non delude le aspettative, perché, al di là degli aspetti fin troppo tecnici su cui mi sono soffermato, è una storia asciutta, con una trama efficace e ricca di colpi di scena, in cui si muovono personaggi che riescono a farsi largo nel cuore dei lettori.
Recensione di Matteo Di Natale
GIALLO SETA: amori e segreti di Villa Adriana.
Il libro è ordinabile in qualsiasi libreria e ai seguenti link: https://www.edizioniilviandante.it/libri-autori/giallo-seta/?portfolioCats=42 https://www.amazon.it/Giallo-seta-Amori-segreti-Adriana/dp/B0BL255S9T/ref=mp_s_a_1_2?qid=1672401517&refinements=p_27%3AAntonio+D%27Amore&s=books&sr=1-2
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