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Adesso la storia flirta con il sogno. Dalla commedia al ridicolo è un attimo

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Qual è il momento esatto quando il sogno abbraccia la storia? Quando l’arbitro polacco, Szymon Marciniak, ha decretato concluse le ostilità tra Napoli e il Milan, il folle sogno che da anni accompagna tutto l’ambiente rossonero, ha iniziato a fissare dritto negli occhi la storia. È questo l’istante in cui inizi ad avvertire quel brivido che ti porta ad esclamare: “perchè no!”.

Era mercoledì 2 maggio 2007. Milano si sveglia sotto un diluvio che l’accompagnerà per tutta la giornata. Nei rispettivi luoghi di nascita, i vari Leao, Theo, Tonali, Tomori, Diaz si apprestavano ad essere accompagnati dai propri genitori a vivere la solita giornata scolastica tra scuola dell’infanzia ed elementare. Nessuno degli allora bambini poteva minimamente immaginare che a Milano stava per andare in scena la partita perfetta.

 

Il Milan di Carlo Ancelotti si regalava una serata, anticamera della “settima”. Kakà, Seedorf e Gilardino mettono la firma su un 3-0 al Manchester United di Fergusson, Cristiano Ronaldo, Giggs, Rooney, Scholes, che a distanza di 16 anni fa parte della Hall of fame del calcio. E già, 16 lunghissimi anni sono passati dall’ultima semifinale di Champions. I bambini di allora, tra il sogno di diventare astronauti piuttosto che cowboy, hanno permesso che il loro gioco più bello e prezioso, diventasse la loro professione. Divenuta tale, hanno accettato la sfida di tornare, da “adulti”, sui banchi di scuola e scrivere le pagine bianche su quel libro di storia. I coloro dell’inchiostro chiaramente rosso e nero.

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Dopo 16 anni si ritorna tra le quattro migliori d’Europa. Lo si fa con la forza di un progetto che da ben tre anni prosegue pur andando contro la violenta corrente degli scettici e detrattori. Poche le chance. La semifinale vede un 20% di possibilità di passaggio turno basato sulla stima. Ieri mattina, un noto giornalista, definiva il Milan scarso e spacciato anche contro un Napoli al 60%. Clima al quale i ragazzi di Pioli sono abituati da ormai tre anni.

A proposito di storia. C’è chi è riuscito a deturparne la propria. Nella patria di monumenti della commedia e dell’arte teatrale come Totò, la famiglia De Filippo, Raffaele Viviani, Salvatore Di Giacomo, non hanno fatto buon uso del proprio patrimonio. Hanno lasciato che la commedia indossasse i sudici panni dello spettacolo ridicolo. Una realtà mistificata ad arte e cavalcata a dovere da tifosi e opinione pubblica. Martedì Spalletti perde la sua credibilità atta alla giustizia sportiva quando batte i pugni sul tavolo rivendicando un rigore (a mio avviso era netto). Esattamente un attimo dopo aver, ancora una volta, riportato la mente alla scorsa settimana e alla direzione mediocre dell’arbitro rumeno Kovacs. La credibilità avrebbe avuto diritto di cittadinanza qualora nella narrazione degli “orrori” arbitrali dell’andata fosse comparso il clamoroso rigore negato su Krunic e il dubbio sul possibile secondo al 93esimo.

Tutto ridicolo quanto la cultura del sospetto e il malcostume di vivere il proprio avversario come un inutile sparring da deridere partendo dal giorno del sorteggio. Non soltanto non lo meritava il Milan ma soprattutto non ha fatto onore ad un Napoli che sta vivendo una stagione straordinaria. Solo applausi e complimenti alla squadra di Spalletti ma si sa, nello sport come nella vita, bisogna saper vincere. E in certe latitudini, la strada è ancora lunga.

Ma il Milan è in semifinale dopo 16 anni e a distanza di 20 anni esatti ci sarà il remake della stracittadina. Dal 2003 al 2023 la storia della Champions League si appresta a vivere ancora un derby tra Milan e Inter. Avremo tempo e modo per parlarne e viverlo.

Intanto martedì, nel post partita, negli occhi del mister e dei calciatori, traspariva quel luccichio di chi non regala solo parole di circostanza. In quegli occhi emozionati, puri e sognanti c’è quel desiderio di permettere al sogno di tutti, grandi e piccini o piccoli diventati grandi, di strizzare l’occhio alla storia.

In fondo, dalle parti di Milanello, è dallo scorso anno che aleggia quella frase divenuta ormai mantra: “Succede solo a chi ci crede”.




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