Serie A
Allegri e il sottile confine tra la vittoria e la sconfitta
Il confine tra la vittoria e la sconfitta è così sottile. Lo sa benissimo anche Massimiliano Allegri, che in passato ha rivendicato il famoso “Ci sarà anche un motivo se vincono sempre gli stessi, no?”. Dal suo ritorno alla Juventus, però, il suo operato è sempre al centro della critica perché i risultati arrivati sono ben diversi da quelli sperati, soprattutto in questa stagione dove pesa come un macigno l’eliminazione dal girone di Champions League facendo solo 3 punti in 6 partite.
La conferenza stampa della vigilia di Bologna-Juventus segna uno spartiacque per la stagione bianconera, che rischia di affondare ulteriormente per colpa di un aprile complicatissimo a livello di risultati: 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte tra campionato e Coppa Italia, con tanto di eliminazione dalla competizione nazionale dall’Inter. Ad Allegri è stato chiesto un parere personale sul suo operato ed ha risposto in questo modo: “Io sono tornato sapendo che c’erano delle problematiche e che era difficile vincere, lo scorso anno abbiamo lottato per lo scudetto, perso la finale di Coppa Italia e di Supercoppa. Le cose cambiano a seconda di come uno le racconta, vediamo come finirà questo anno e faremo il possibile. Io ho molto rispetto dei tifosi e li ringrazio per quello che stanno facendo, io ci metto dentro grande professionalità, onestà e grande impegno nel rispetto della Juventus. Non si possono fare bilanci e non devo dirlo a voi di che cosa sarei soddisfatto. Io non lo ero nemmeno quando ho perso la finale di Champions. Queste non sono domande intelligenti. Noi dobbiamo uscire da questa situazione, poi se la società penserà che il lavoro non è stato soddisfacente prenderà le sue decisioni. Intanto bisogna ritornare a vincere una partita, il resto non conta”.
A questo punto della stagione l’allenatore della Juventus dovrebbe dare più risposte sul campo che in conferenza, ma la realtà è che provare a parlare di risultati è complicato per tutti nell’ambiente bianconero. Certo, le attenuanti sono tante: gli infortuni dei giocatori più importanti come Pogba, Chiesa e Vlahovic, le faccende extra campo che hanno portato molte energie mentali. Nel complesso, però, il giudizio del lavoro di Allegri va oltre questi aspetti ed in due anni non ha saputo portare nuova linfa ad un ciclo che doveva provare ad essere vincente dopo 10 anni di successi. E questo suo “fallimento” Allegri cerca di smascherarlo strumentalizzando la conferenza stampa di Antetokounmpo post eliminazione dai play off contro i Miami Heat. La star della NBA ha detto: “Ogni anno lavori per arrivare a un obiettivo: che sia una promozione, prenderti cura della tua famiglia, prendere una casa, qualcosa. Non si parla di fallimento, ma di fare dei passi verso il successo. Michael Jordan ha giocato 16 stagioni nella NBA, ha vinto 6 volte: le altre 9 sono state un fallimento? No. Non esiste fallimento nello sport. Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. In alcuni sei in grado di ottenere il successo, in altri no. Qualche volta è il tuo turno, altre volte no. Questo è lo sport: non devi sempre vincere, vincono anche gli altri. E quest’anno vincerà qualcun altro”.
Allegri lo ha citato il greco così: “Alla fine dell’anno una squadra vince il campionato, una la Coppa Italia, una la Champions, una l’Europa League. Tutte le altre che non hanno vinto hanno fallito?”, deviando il vero senso del discorso di Giannis. Nello sport, come nella vita, ci sono vittorie e sconfitte ma c’è anche da capire come e perché arrivano i fallimenti e da dove nascono. Fare di tutta l’erba un fascio non è corretto, perché la Juventus di quest’anno non ha dimostrato sul campo, dopo 9 mesi di lavoro, – per demeriti di giocatori, allenatore e società – di essere all’altezza della propria storia.
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