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Il ricordo del “computer” : l’immortale Niki Lauda

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Il ricordo del “computer” : l’immortale Niki Lauda.

Sono passati esattamente quattro anni dalla scomparsa di Niki, ma il suo ricordo è rimasto, impossibile dimenticare un personaggio così nel paddock della F1. L’austriaco è tornato in F1 come presidente onorario non esecutivo di Mercedes, diventando una figura di riferimento per il team e anche per Lewis Hamilton. Nonostante lavorasse per un team rivale, l’ultimo desiderio di Niki fu quello di essere seppellito con la sua tuta rossa, degli anni in cui correva per la scuderia di Enzo Ferrari. Desiderio ovviamente esaudito.

Lauda in rosso

Il cognome Lauda a Zurigo era associato ad una famiglia di ricchi banchieri, ma questo non aiutò di Niki. Il padre si rifiuto di aiutarlo economicamente e lui decise di pagare una scuderia di F2 per un auto. L’anno successivo fece lo stesso, ma in F1 con la BRM. Era il 1973. Questa scalata di categorie colpì parecchio Enzo Ferrari che ingaggiò il giovane per l’anno successivo. Il resto è storia. Quattro anni vestito di rosso, dal 1974 al 1977, ma questo non ha impedito a Lauda di diventare uno dei più grandi ferraristi di sempre (fino alla morte, anzi anche oltre). Con la scuderia di Maranello conquista due dei sui tre mondiali, nel ’75 e nel ’77.

Lauda vs Hunt

Il mondiale del 1976 probabilmente è quello che ha reso Lauda una leggenda e un mito. Quell’anno c’erano lui e l’inglese James Hunt con la McLaren a lottare per vincere. Fino a quel maledetto Gp in Germania. Si corre al Nurburgring, 10km di pista nella foresta tedesca, solo per veri piloti. Il tempo non è dei migliori, una pioggia torrenziale si abbatte sul circuito. L’austriaco è in rimonta, ha sempre avuto una marcia in più su questo tracciato. E qui avviene l’incidente più emblematico della carriera di Niki, una rottura al sistema sterzante lo porta ad urtare le barriere. L’urto non è stato forte, ma rompendo il serbatoio, la Ferrari prende fuoco. Lauda è rimasto circa un minuto in un inferno oltre 800 gradi. In ospedale fu dato per spacciato, addirittura fu chiamato un prete per l’estrema unzione. Quaranta giorni dopo l’austriaco è di nuovo in pista, a Monza, doveva vincere quel mondiale. In un intervista disse che non gli interessava la sua faccia l’importante era che avesse ancora con se il suo piede destro. In quel Gp Niki faticò molto a trovare ritmo per via di un problema alla vista causato dall’incidente, ma a fine gara conclude quarto con Hunt ritirato e persino davanti ai suoi due compagni di squadra. I due arrivano all’ultima gara in Giappone con tutto ancora da decidere. Anche qui però c’è una pioggia torrenziale e molti piloti non vorrebbero correre, purtroppo i media e le tv fecero una pressione altissima per farli gareggiare. Niki doveva conquistare pochissimi punti per vincere il mondiale. Al secondo giro entra ai box, troppo presto per un pit; decise di ritirarsi. Niki era un pilota capace di calcolare benissimo i rischi e per lui erano troppo alti, soprattutto dopo l’evento del Nurburgring. James Hunt invece continua e all’ultimo giro supera l’altra Ferrari di Regazzoni consegnandogli i punti necessari per vincere il mondiale.

Le conseguenze dell’incidente

Inizialmente con il trapianto cutaneo, i danni furono tamponati, escludendo ovviamente l’estetica che lasciava molto a desiderare. I polmoni purtroppo ne risentirono parecchio poichè respirò varie sostanze tossiche. Infatti nel 2018 fù ricoverato per un trapianto di polmoni. In precedenza nel 2005 ebbe un altro trapianto, di un rene. Purtroppo nella notte tra il 20 ed il 21 Maggio del 2019, un insufficienza renale fa smettere il suo cuore di battere. Un cuore che ha sempre battuto per la rossa di Maranello, anche quando era rivale. Il paddock e i tifosi non dimenticheranno mai quel vecchietto bassino col suo inseparabile berretto rosso. Quattro anni fa la F1 si chiuse in lutto, una perdita che non verrà mai dimenticata perchè Niki è e sarà sempre immortale nel cuore di tutti i tifosi.

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