Calcio
Moneyball o MoneyBALLA? Non c’è futuro senza competenze
Non sarà un’estate facile. O perlomeno i prodromi di un qualcosa che nulla ha a che vedere con un progetto sportivo sembrano ci siano tutti. Il futuro del Milan è da settimane in mano ad un’idea , una visione che fatica a trovare aderenze con il mondo del calcio. Tutto ha avuto inizio mediaticamente in quell’assurdo lunedì 5 giugno.
Due degli artefici della rinascita sportiva e del ritorno alla vittoria di un Milan sopito e imbolsito da troppi anni, Maldini e Massara, sono stati licenziati perché incompatibili con la nuova visione aziendale. Il titolo di questo mio editoriale non vuole essere già una sentenza al 21 giugno. Piuttosto è una sensazione, una paura che inizia ad albergare tra i tifosi rossoneri nonostante una dimostrazione di amore incondizionato certificato dalla conferma di 31 mila dei vecchi abbonati.
Allora perché bluff? Da cosa derivano i dubbi di un futuro nero causa assenza di competenze? Da sempre la gestione aziendale applicata al mondo del calcio ha sempre visto la convivenza di due aree: economica e sportiva. Due facce della stessa medaglia che a seconda delle esigenze stagionali aveva l’una la priorità sull’altra. Oggi al Milan il subordine dei parametri finanziari sulle scelte di campo è evidente già dalla composizione dell’organigramma. Peraltro nemmeno ufficializzato.
Giorgio Furlani, Goeffrey Moncada e coach Stefano Pioli. Questa è la triade scelta dal patron Gerry Cardinale per il nuovo corso del club 19 volte Campione d’Italia e 7 volte Campione d’Europa. Ripasso di storia sul finale non casuale.
Laurea alla Bocconi e un Master in Business Administration ad Harvard, milanista, membro del Cda rossonero e per dodici anni portfolio manager di Eliott. Questo è l’autorevole formazione e curriculum di Giorgio Furlani vero deus ex machina dell’attuale Milan. A lui è affidato il ponte di comando di tutte le trattative con club e calciatori. L’area tecnica è affidata al capo scout e al coach. Un lavoro che consiste nel selezionare più profili di calciatori che rientrano in parametri economici e statistici. Insomma una forma evoluta di Footbal Manager declinata secondo crismi professionali.
Ma il calcio non è un video gioco e AC Milan non è un account con il quale loggarsi primi di iniziare a giocare. L’assenza nell’area tecnica della figura di un DS, uomo fondamentale di campo non soltanto nella scelta dei calciatori ma nel vissuto del quotidiano, è un rischio troppo alto affine alla sicumera tipica Yankee. Questo club non può e non deve essere gestito con l’unico obiettivo del profitto. I senatori e anima di questa squadra come Maignan, Theo, Tonali, Leao non possono essere considerati invendibili solo in assenza di offerta congrua. Il tifoso milanista non merita di vivere queste ore sentendo e leggendo che l’emblema del milanismo, Sandro Tonali, può essere ceduto a fronte di un’offerta a tre cifre.
L’anima e la storia non può essere in vendita. Determinati calciatori sono le certezze, poche, che ogni tifosi ha il diritto di avere. Difronte alle difficoltà, pensare “per fortuna che c’è Sandro, Theo, Mike, Rafa” è un diritto che andrebbe blindato costituzionalmente. E nessuna esigenza economica o visione/progetto di una proprietà originaria di qualsiasi posto al mondo può estirparla ad un tifoso appassionato.
Nella speranza che questo MoneyBall non si riveli nel prossimo futuro un’autentica, dolorosa e insulsa MoneyBALLA!
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