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L’effetto farfalla travolge Berardi: dalla possibile squalifica alla vittoria contro l’Inter

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“Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un terremoto in Texas?” Edward Lorenz nei primi anni ‘60 dava origine a quello che passò alla storia come “effetto farfalla”, proprio per il quesito iniziale che lo studioso statunitense, utilizzò per intitolare una sua conferenza nel 1972. In una delle puntate della serie tv “How i met your Mother”, il protagonista Ted Mosby dice: “è una verità che fa paura, ma è anche meravigliosa, ogni ingranaggio in questa macchina è in costante movimento per fare in modo che arriviamo esattamente dove siamo destinati in quel preciso istante. Al posto giusto, al momento giusto”. E se applicassimo questa teoria al mondo del pallone?

Citare tutti i “what if” della storia del calcio è impossibile, citarne dieci sarebbe persino riduttivo, ma basta prendere in analisi l’ultima spettacolare finale del Mondiale. L’Argentina vince contro la Francia ai rigori, Leo Messi alza al cielo la Coppa del Mondo inseguita per una carriera intera, più volte sfiorata, e finalmente raggiunta, consacrandosi probabilmente come miglior giocatore della storia. Ma al 120’, qualche istante prima dei calci di rigori, Kolo Muani ha sui piedi la palla che potrebbe togliere quella coppa dalle mani del numero dieci argentino e consegnarla alla Francia. Se quella palla, miracolosamente parata dal “Dibu” Martinez fosse entrata, sarebbe cambiato solo il palmares delle due squadre finaliste? Ovviamente no. Avremmo assistito ad una narrazione calcistica totalmente differente. Kylian Mbappé a 24 anni avrebbe vinto il suo secondo Mondiale, ancora una volta da protagonista, questa volta addirittura con tripletta in finale, ponendo fine, con il suo nome alla domanda: ‘’Meglio Messi o Ronaldo?’’, meglio l’attaccante francese avrebbero risposto tutti. E Messi? “Super, ma ancora una volta perdente con l’Albiceleste, non sarà mai come Maradona… “ e chissà quanti altri commenti sarebbero potuti uscire fuori, se non fosse stato per il battito d’ali di Martinez e il terremoto scatenatosi su Kolo Muani. Un gesto che non ha come protagonisti Kylian Mbappé o Leo Messi, ma che cambia drasticamente la percezione delle loro carriere. 

Tornando a vicende che ci riguardano più da vicino, sia cronologicamente che geograficamente, spostiamo la nostra attenzione su un altro numero dieci: Domenico Berardi. Un calciatore che, come Ted Mosby, deve tutto a quel “al posto giusto, al momento giusto”. La sua carriera infatti, inizia per puro caso, mentre era in visita dal fratello maggiore che studiava a Modena, viene organizzata una partita di calcetto, dove oltre a Mimmo partecipa anche Luciano Carlino, allenatore in seconda delle giovanili del Sassuolo. Ovviamente in tempo zero viene notato e tesserato dalla società emiliana. E se qualcuno dei due, per qualsiasi motivo, non avesse preso parte a quel semplice calcetto tra amici? Probabilmente Berardi in questo momento sarebbe l’ennesimo talento del nostro calcio, non sbocciato per le grosse difficoltà che ancora oggi, specialmente al sud Italia, si affrontano per essere notati ed emergere ad alti livelli. 

Restando sul tema “effetto farfalla-Berardi”, l’attaccante calabrese per l’ennesima estate è stato corteggiato da alcune big del nostro campionato, una su tutte la Juventus. Anche questa volta però è rimasto sotto gli ordini di Dionisi, e proprio contro i bianconeri si è reso protagonista con un gol, un assist e un episodio che ha scaturito un po’ di polemiche nel post gara: un fallaccio su Bremer dove è stato graziato con il cartellino giallo. E se quel cartellino, sventolato in faccia a Berardi, avesse avuto un altro colore? Probabilmente nessuno oggi celebrerebbe l’ennesima prestazione di classe del numero dieci che proprio ieri al San Siro (in una partita che senza la grazia, non avrebbe nemmeno potuto giocare) è stato nuovamente protagonista assoluto con gol, assist e giocate varie. E di cosa avremmo parlato? Semplice, di un talento sprecato, di una testa calda, e che forse forse, la Juventus ha fatto persino bene a non chiudere la trattativa quest’estate. Ma Berardi in bianconero, così come Berardi squalificato, rimane al momento solo un “what if” dei giorni nostri, dove una piccola cosa (che sia il battito d’ali di una farfalla o il colore di un cartellino) può cambiare l’intera narrazione presente e futura. 




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