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Fiorentina-Juventus, un’occasione persa

Il nostro collaboratore dalla Toscana ci racconta la sua esperienza ed il suo pensiero dei fatti accaduti nell’ultima settimana.

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Fiorentina-Juventus è andata in scena mentre si contavano i danni dell’alluvione. Una storia dove in pochi sono stati all’altezza.

Il nostro collaboratore dalla Toscana ci racconta la sua esperienza ed il suo pensiero dei fatti accaduti nell’ultima settimana.

Fiorentina-Juventus è andata agli archivi dopo giorni complessi e pieni di polemiche. L’alluvione che ha colpito la Toscana è stata il convitato di pietra di un evento sportivo atteso ed estremamente sentito da entrambi gli schieramenti. Fatto sta che, alla luce dei drammatici fatti accaduti negli ultimi giorni, tutto è venuto fuori meno che una normale domenica di calcio. Sebbene, va detto, lo sforzo in tal senso sia stato comunque testardamente profuso.

In queste ultime ore, chiunque abiti nei pressi del capoluogo di regione o nelle province limitrofe di Prato e Pistoia ha vissuto, in prima persona o per legami di amicizia e vicinanza, la concretezza di quanto è successo. Persone strappate alla vita, case o luoghi di lavoro sommersi dal fango, fiumi che sono letteralmente usciti dal proprio corso per andare a scorrere sotto abitazioni e zone industriali. Uno scenario da incubo, con la pioggia che raramente ha smesso di battere anche dopo.

Da lì un esercito di persone, soprattutto giovani, si è unito ai team di soccorso per aiutare, anche solamente spalando o portando beni di prima necessità. Uno spirito comunitario commovente ma che non deve sorprendere. Ciò che, invece, ha lasciato l’amaro in bocca è stata la gestione di un evento che, nelle parole e nei fatti, poteva anch’essa rappresentare un segnale di sincera solidarietà a chi aveva visto il proprio mondo crollare sotto centimetri di acqua e fango.

Ci si doveva fermare?

Lo sentiamo dire spesso, da chi lavora nello sport o ne è semplicemente appassionato, che ci sono cose decisamente più importanti di una partita di calcio. Ma spesso, in queste occasioni, sembrano più frasi fatte, parole di circostanza. Al netto della solidarietà espressa da chi scende in campo e degli incassi in parte devoluti, ci può essere sempre qualcos’altro da dire e da fare. In questi giorni, però, molte prove di empatia non sono state obiettivamente superate.

La richiesta di rinvio della partita, giunta per voce dei tifosi della Curva Fiesole, è stato il preambolo di una serie di polemiche che avrebbero dovuto unire. Una richiesta sensata, poi sbugiardata da alcuni con verità sotterranee e supposte, anche penose. I fatti, sostenuti dai racconti di molte persone, dicono che i sostenitori viola erano effettivamente nei luoghi del disastro a dare una mano. Una donna di Campi Bisenzio, uno dei comuni più colpiti, su Facebook scrive di esserseli trovati davanti alla propria casa allagata e infangata. “Signora, cosa c’è da fare?”, le hanno chiesto prima di entrare e iniziare a raccogliere acqua con i secchi e buttarla fuori.

Dopo la partita, invece, una foto ha iniziato a girare sui social: il capitano della Viola Cristiano Biraghi, riconoscibilissimo, è stato colto nello stesso comune, stivali ai piedi, ad aiutare senza alcuna pubblicità. Questa, dispiace dirlo, è stata l’unica immagine che ha mostrato il mondo del calcio concretamente al fianco della popolazione colpita. L’opulenta élite del pallone che si sporca accanto alla gente comune.

Tornando a domenica, ci si doveva fermare? Chiunque abbia compiuto il viaggio in macchina che, dalle zone alluvionate, porta al Franchi di Firenze avrebbe detto sì. Sull’autostrada A11, nel tardo pomeriggio, si procede a passo d’uomo. Una volta giunti agli svincoli di Prato, solo l’assenza di luce impedisce di vedere chiaramente l’ambiente circostante. Si viaggia lentamente, come in una processione, tanto da far sembrare il traffico fiorentino una statale americana. Al casello di Firenze Sud, uno schieramento di forze di polizia impressionante. La partita è da sempre definita a rischio per la rivalità tra le due tifoserie: peccato che il pericolo e la paura siano da tutt’altra parte.

Parole e fatti

Si parlava di gestione e buonsenso. Il punto rimane: si può disperdere così tanti mezzi e persone per una partita di calcio, a pochi chilometri dai luoghi di un disastro? La risposta che molti si aspettavano è arrivata, a mio parere, tardivamente. Il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il Sindaco di Firenze Dario Nardella, in costante contatto con Protezione Civile e Questura, hanno vivacchiato per due giorni sull’argomento, a volte dichiarando che non c’erano elementi per rinviare la partita, a volte definendo tale decisione “non una priorità”. Salvo poi ricredersi o ridestarsi, invocando la cancellazione dell’evento a poche ore dall’evento: troppo, troppo tardi.

Il mondo del calcio, anch’esso capace di prendere una decisione, non ha fatto meglio. Sostenere che l’emergenza non fosse nelle immediate vicinanze della città e dello stadio non è abbastanza. Ma le colpe vanno distribuite equamente, anche ai tifosi della Juventus che, pur dicendosi “vicini alla Toscana che soffre”, hanno voluto aggiungere lo striscione d’appunto “Noi non siamo come voi” rivolto ai rivali della Fiesole, assenti dallo stadio.

Della serie, quando si ha l’opportunità di non aggiungere altro per non rovinare quanto detto prima. Ma anche il silenzio, a volte, fa peggio dell’espressione di un concetto. Lo dovrebbero sapere bene la FIGC e la Lega Serie A, le cui voci sono state completamente assenti.

Infine, a volte, la confusione e la difficoltà del momento può giocare brutti scherzi. “Nel rispetto di tutte le persone presenti e non presenti, la Fiorentina, in questa serata difficile per tutti gli abitanti della Toscana, non rilascia dichiarazioni”: questa la stringata nota del club viola. Eppure si erano rilasciate dichiarazioni e si era parlato di sport nel prepartita, quando già si contavano morti e danni.

Fiorentina-Juventus, un’occasione persa

Cosa rimane dunque di questi giorni? Amarezza, soprattutto. La delusione causata da un mondo (istituzioni sportive e non) che si è confermato essere un pianeta lontano dalle cose che succedono qui sulla Terra. Indecisione e parole sbagliate nel momento sbagliato.

Un segnale mancato di vicinanza e rispetto autentici che ci conferma quanto questo sistema, nel suo ergersi a grande forza, rimanga piccolo quando conta.

 




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