Serie A

Juventus, a cosa serve la bellezza?

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Dopo Fiorentina-Juventus si è acceso ancor di più il dibattito tra gli amanti del bel gioco e quelli del risultato. Al centro delle critiche, o delle celebrazioni (dipende dai punti di vista) come sempre c’è Massimiliano Allegri. Da quando siede sulla panchina della Juventus gli va dato il merito di aver sempre fatto parlare di sé, nel bene o nel male. In fondo lui lo sa, a volte è divertito dalla cosa e non fa nulla per nasconderlo, altre volte invece è l’esatto opposto, ma anche quando il chiacchiericcio attorno a sé lo infastidisce, come nel primo caso, lo fa notare in tempo zero. Allegri non è tipo da mezze misure, o lo si ama oppure lo si odia. Discorso valido tanto per i tifosi juventini quanto per quelli avversari. 

Sarà pur vero che la Juventus non esprime il miglior calcio d’Italia, ma attualmente i bianconeri ricoprono il secondo posto in classifica, con l’Inter distante due soli punti e lo scontro diretto che avverrà all’Allianz Stadium tra due giornate. Siamo ancora a novembre, ma di certo non stiamo parlando di una squadra in crisi. Vero, la Juventus al contrario dell’Inter non ha l’impegno delle Coppe Europee, ma è vero anche che Allegri non ha a disposizione una rosa per poterle affrontare, “vantaggio” che quindi si riduce al minimo. 

Ai tifosi bianconeri non farà sicuramente piacere “soffrire per 89 minuti” per citare Szczesny, ma tornare a Torino con i tre punti era (e rimane) la cosa più importante. Il “gioco” manca, le idee no: la Juventus appare comunque come una squadra ben organizzata, capace di sfruttare al meglio i propri punti di forza, come la difesa, ma anche di attaccare a testa bassa quando la partita lo richiede, come contro il Verona, 

Cosa vuol dire allora “giocare bene”?
Chiedere a Sacchi, Guardiola o … De Zerbi, l’ultimo entrato nella scuola degli esteti del calcio. Avere il pallino del gioco, maggior possesso palla, maggior numero di tiri in porta, passaggi riusciti ecc. sicuramente aumenta a dismisura le possibilità di portare a casa la vittoria. Così come la bellezza delle azioni, magari tutte di prima, o con la costruzione dal basso, senza mai gettare un pallone…sono tutti elementi che aumentano nello spettatore, il piacere stesso di assistere alla partita. 

Ma cosa importa davvero alla fine?
Lo sport deve sempre essere una professione per chi lo pratica, uno spettacolo per chi lo guarda, un divertimento per entrambi. Non si può essere “contrari” a ciò, ma non si può nemmeno negare che tutto ruota attorno alla vittoria. In molti ricordano il Napoli di Sarri. Era una delle squadre che attuava il tanto agognato “bel gioco”, eppure i trofei portati a casa dall’allenatore toscano sulla panchina azzurra restano fermi a zero, come l’utilità del gioco mostrato. E i tifosi? Non serve chiederlo a loro, basta vederlo. Per scendere in piazza a festeggiare hanno aspettato la Coppa Italia vinta da Gattuso, non il fraseggio “Insigne-Callejon” orchestrato da Sarri. E i tifosi della Juve, invece? A breve anche per Juventus-Napoli sarà annunciato il sold-out, il settimo della stagione su otto partite in casa. Un dato in assoluto controtendenza con le ultime stagioni, dove il gioco è rimasto lo stesso, ma a cambiare (al momento) sono stati i risultati, appunto. Ennesima prova che non è vero che questo modo di giocare allontana la gente da questo sport, dove un 1-0 resta più importante di un 70%-30%.




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