Calcio

Distruggere o analizzare? Lepre o volpe? L’eterna storia tra realtà e racconto

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Non è certo un novità chela realtà” si è sempre piegata ad un destino che l’ha costretta a vagare raminga di lido in lido a seconda dell’intento del narrante. E da questo destino non è assolutamente avulso il giuoco del calcio. O meglio, non è immune la pletora di figure, qualsiasi sia la propria espressione professionale, che orbita intorno al football.

Luigi Pirandello, grande drammaturgo e non a caso teorico del concetto di maschera, elemento comune ad ogni essere umano, parla così dell’uso che l’uomo fa della realtà: “La facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi é destinata a scoprire l’illusione domani”.

Mai argomento fu così aderente all’attualità calcistica. Ormai il nostro campionato si è trasformato in una sceneggiatura grottesca nella quale calciatori, allenatori, dirigenti attuali o ex e giornalisti recitano la propria parte. Non giriamoci troppo intorno con le parole. Questo in corso è un campionato avvelenato dagli orrori arbitrali. Nessuno vuole giocare su equivoci o illusioni alludendo ad una lunga e losca mano pronta decidere il tutto dietro le quinte. È oggettivo che l’attuale squadra campione d’inverno si è fregiata di questo titolo grazie alle tante e clamorose sviste arbitrali. È vietato evidenziare tutto ciò senza che nessuno si senta offeso e passi alla dura difesa della propria dignità sportiva?

Non trovate che difronte alle tante critiche sarebbe dovuta essere l’AIA a rispondere dichiarando e manifestando la propria trasparenza? Eppure il Dott. Marotta ci ha tenuto a precisare: L’Inter è una lepre in fuga che deve guardarsi dalle schioppettate dei cacciatori”. Quindi il racconto della realtà è paragonabile ad una sanguinosa battuta di caccia? Anche lo stesso tecnico nerazzurro riesce a sbagliare un calcio di rigore a porta vuota nell’intervista post partita. La “lepre Inzaghi” risponde alle legittime proteste veronesi: “Ne ho perse anch’io di partite così, ci sta. Penso che sia stata un’ottima partita”. La chiosa finale è da top player della comunicazione: “Giusto il loro rigore poi assegnato. Darmian lo conosco, sa di aver toccato l’avversario”.

Poi qualche domanda verrebbe spontanea sulle dinamiche in Federazione dopo il deferimento del DS Sogliano per le parole usate mentre quelle altrettanto pesanti e capziose del Presidente Zangrillo dopo Genoa – Milan sono passate sotto silenzio. È l’eterna storia tra realtà e racconto. Esattamente come la lepre che in realtà è una maschera che nasconde una volpe.

Da questo eterno teatro che mima la vita non è esente tutto l’ambiente intorno al Milan. Non è un caso che oltre a tornare ad essere in tendenza sui social il PioliOut, l’aggettivo più inflazionato sulla stagione rossonera è disastrosa. Tanto quanto la campagna acquisti estiva che a conti fatti ha indebolito la squadra. Per carità, i numeri sono numeri. Per questo che la materia ha un fondo oggettivo. Pioli e i suoi ragazzi, soffermandosi solo sul campionato e tralasciando la questione infortuni, si è compromessa una stagione in appena venti giorni.

Dal 21 ottobre al 10 novembre, 4 partite su 19. Juventus, Napoli, Udinese e Lecce con i soli 2 punti su 12 a disposizione a gettare fango su una rosa che nelle restanti partite del girone d’andata ha tenuto un passo da vertice. In 15 incontri ha totalizzato 37 punti su 45 a disposizione con 12 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte (Inter e Atalanta). Uno score da 2,46 punti di media a partita la cui proiezione su tutto il girone d’andata sarebbe stata di 47 punti. Rimpianti? Tanti e legittimi. Ma nell’eterna storia tra realtà e racconto o, come nel narrazione della stagione rossonera, tra distruzione e analisi, sarebbe meglio guardare i numeri e avere la pazienza di aspettare.

Oggi la realtà si chiama Atalanta, ostacolo verso una Coppa Italia che non bisogna vergognarsi di considerarla obiettivo stagionale. Viva la realtà ma quella vera!




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