Serie A
Juventus, Nicolussi Caviglia: “Scudetto? Le consapevolezze c’erano già all’inizio”
Dopo la sconfitta contro l’Inter la Juventus deve cambiare pagina e si sta preparando in vista della prossima partita di lunedì prossimo contro l’Udinese. Un match da non sbagliare, visto che sulla carta questo turno di Serie A può sorridere alla Vecchia Signora: infatti l’Inter sfiderà la Roma in trasferta sabato, mentre domenica il big match sarà Milan-Napoli. Un giocatore che ha visto la gara la sconfitta della Juventus dalla panchina è Hans Nicolussi Caviglia, il quale è stato intervistato dal quotidiano La Repubblica, il quale ha toccato diversi temi calcistici e non solo.
Nicolussi Caviglia, le origini del nome e l’uso del doppio cognome
“Il doppio cognome? Qualche anno fa abbiamo deciso in famiglia di aggiungere quello di mamma a quello di papà, ci sembrava bello e giusto. Per cui ci tengo che mi chiamino con entrambi, anche perché usarne soltanto uno è sbagliato.
Il nome Hans? Piaceva a papà, che è di origini cimbre e appassionato di cultura germanica. Mamma è invece ligure e fa l’attrice, mentre mia sorella Mila vive in Olanda dove fa la ballerina di danza classica. Papà è guardia parco e sono cresciuto in un borgo minuscolo della Valsavarenche, Dégioz, tra i 1600 e i 1800 metri”.
Le diverse passioni: dalla lettura all’amicizia con Kean
“La passione per la lettura? I miei mi hanno insegnato il valore della cultura, prima che me ne appassionassi per conto mio. Letteratura e cinema arricchiscono il tempo che non passi in campo e magari una poesia può darti un appiglio nei momenti difficili. Sto leggendo La montagna incantata di Thomas Mann, non ci metterò poco a finirlo. Poi mi piacerebbe affrontare Dostoevskij a partire dai Fratelli Karamazov, finora ho letto solo qualche opera minore. Al cinema la mia passione è Kubrik, un altro che ha trattato anni fa temi ancora attualissimi: il mio preferito è Barry Lindon”.
“Guccini? Lo ascoltavo da piccolino in macchina con papà quando andavamo a sciare e me ne sono innamorato. Purtroppo non l’ho mai visto dal vivo, ma solo su Youtube: Cyrano, Quello che non, Farewell, Incontro, La locomotiva sono le mie preferite. L’amicizia con Kean? Ho fatto ascoltare Don Chisciotte di Guccini a Kean, ma non l’ho convinto. Con altri ancora non ci ho provato, ma penso di riuscirci. In Cambiaso, per esempio, ho trovato una persona con cui sto bene in campo e fuori, è serio e anche lui ha dei valori uguali ai miei. Con Moise ci conosciamo da quando avevamo 8 anni, siamo legatissimi. Ci completiamo, quello che mi manca lui ce l’ha, scherzando potrei dire che lui è il mio lato c***ro, giocherellone. Abbiamo un’amicizia profonda e sappiamo perfettamente cosa l’altro sta per fare e ci correggiamo a vicenda. Io riesco a fermarlo un attimo prima che si alteri. Ci scambiamo consigli, ma lui sa da solo quando sbaglia”.
L’esordio con l’Inter e l’ambizione scudetto
“L’esordio con l’Inter? Di giocare non me l’aspettavo, perché in settimana non ero mai stato provato: Allegri me l’ha detto il giorno della partita, forse ha voluto proteggermi psicologicamente. Paura? No, perché? Era l’opportunità che aspettavo. Juve da scudetto? Per la nostra coesione e il nostro dna. C’è un senso di appartenenza molto forte, in tanto siamo cresciuti qui ed è importante trasmetterlo ai nuovi. Le consapevolezze c’erano anche all’inizio”.
Infine i suoi punti di riferimento
“I miei punti di riferimento in carriera? Come allenatore Ciccio Grabbi, è stato un secondo papà per me e Kean, un maestro di calcio e di vita. Come giocatore, a Perugia ero con Vicario e già si vedeva che aveva un livello di disciplina e una cura dei particolari che sapevo che l’avrebbe portato ad altissimi livelli. Poi naturalmente c’è Chiellini, un mentore, un esempio”.
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