Calcio
Dalle promesse al… nulla! Verso un futuro tutto da decifrare
Gennaio, con il suo bagaglio di speranze, illusioni e promesse ci ha lasciati senza un sussulto degno di nota. Il filotto di vittorie contro Empoli, Roma, Udinese e Frosinone unito al pareggio contro il Bologna, ha il sapore e l’efficacia di un brodino consumato in un chalet ad alta quota.
Il consuntivo del primo mese dell’anno è alquanto scarno da qualunque punto di osservazione lo si voglia scrutare. Mercato di “riparazione” incluso. Ad onor del vero il sottoscritto non è stato colto da stupore. Lo scorso novembre, al ritorno dal secondo slot di sosta per le Nazionali, scrivevo un approfondimento intitolato “Ad una settimana da… gennaio!”.
Era un Milan che tornava in campo dopo uno score di due pareggi esterni (Napoli e Lecce) e due sconfitte casalinghe (Juventus e Udinese) in campionato. A queste aggiungiamoci la debacle europea contro il PSG in quel di Parigi. All’orizzonte si prospettava un futuro con pochissimi, se non scarni, margini di errore.
Nel pezzo su citato (vi consiglio la rilettura) c’è un timore/previsione centrata in pieno. All’epoca dei fatti, viste le distanze dalla capolista e il margine in aumento dalla quarta e quinta, un minimo errore rischiava di porre fine ai sogni di vittoria in campionato. Un mezzo passo falso nel trittico europeo con PSG e Dortmund a San Siro e Newcastle fuori, avrebbe estromesso o al massimo “alleggerito” le ambizioni della campagna europea.
Quell’articolo si concludeva con un finale che letto oggi ha tutti i contorni della profezia:
“In caso di distacco siderale dal primato ed eliminazione dalle coppe europee, il dover giocare solo il campionato non necessiterebbe di interventi sul mercato. Pioli avrebbe una rosa sufficiente per blindare l’obiettivo minimo. E chissà se, a quel punto, nella testa dei vertici baleni una programmazione rivolta all’estate con annesso cambio della guida tecnica“.
Et voilà. I pareggi con Salernitana e Bologna e la sconfitta di Bergamo a “regalare (o condannare?)” al terzo posto in solitaria a meno otto dal vertice (potenziale meno undici) e a più undici dalla quinta. Obiettivo minimo Champions praticamente in ghiaccio e un campionato da affrontare con quali stimoli? Oltre alle dichiarazioni di circostanza è veramente complicato immaginare un animus pugnandi per conquistare o difendere con i denti un risultato difronte alle difficoltà. Forse la spiegazione dei tanti punti buttati è nel piattume agonistico figlio dalla posizione in classifica di assoluta sicurezza. Pur trattandosi di minimo stagionale.
L’uscita prematura anche dalla Coppa Italia ha fatto si che i proclami (Moncada: “Stiamo lavorando su più profili. Anche su nomi mai usciti ora”) e le certezze (Pioli dopo gli arrivi di Gabbia e Terraciano: “Manca ancora un difensore”) subissero una clamorosa “inversione ad U” prima ancora che il mercato di riparazione entrasse nel vivo.
Certo, una legittima attitudine aziendalista corrobora queste “scelte” con il classico: “Nessuna opportunità corrispondeva alle nostre esigenze”. Promesse non mantenute e desiderata infranti. Eppure le “falle in rosa” aperte nel corso della stagione sono evidenti. Si è scelta un’altra strada e solo alla fine capiremo se a Stefano Pioli si è negato il diritto di portare avanti una stagione nel miglior modo possibile. Guardando i numeri, questo progetto tecnico è da quattro anni che galleggia su una costanza di dati che non danno alcun segno riconducibile ad un salto di qualità che la storia di questo club meriterebbe
Le domande che mi e vi pongo sono due. Quanto deve durare ancora “l’effetto rendita” della scudetto numero 19? A proposito di salto di qualità, siamo proprio sicuri che qualcuno “lassù” l’abbia messo nella top five delle priorità future di questo club?
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