Serie A
Antonio Conte sta per tornare: “Va bene, ti aspetto, ma non tutta la vita”
Antonio Conte sta per tornare. Sì, ma dove?
Il tecnico leccese, dopo un anno di stop, è sempre più vicino al ritorno in panchina. Sono infatti trascorsi quasi 12 mesi dal burrascoso addio al Tottenham, a seguito dei risultati non particolarmente brillanti ottenuti in Premier League e della prematura uscita dalla Champions, agli ottavi, contro il Milan di Stefano Pioli.
Un finale amaro, che ha portato l’ex CT della Nazionale italiana a riflettere in maniera totalmente diversa sulla sua carriera e sulle sue future decisioni. Un’avventura, quella inglese – la seconda dopo l’esperienza al Chelsea – che ha lentamente segnato un solco tra il primo Conte, quello più impulsivo e sanguigno, e il secondo Conte, più riflessivo e, sotto certi aspetti, anche più maturo.
Ma la conclusione del rapporto con gli Spurs rappresenta solamente la punta dell’iceberg del processo che ha portato alla nascita e allo sviluppo, in questo anno, del “Conte 2.0”. Già, perché alcune vicende personali e i due terribili lutti che ha dovuto vivere nell’arco di pochissimi mesi, hanno condizionato in maniera determinante tutte le sue decisioni, “costringendolo” a rifiutare diverse destinazioni che lo avrebbero inevitabilmente sottratto alla sua famiglia, che nel frattempo ha continuato a vivere a Torino.
Ora Conte, dopo un anno sabbatico, sa quello che vuole a livello progettuale, ed è nuovamente pronto a tornare in panchina. Sì, ma dove?
Antonio Conte sta per tornare: la sua prima scelta
15 luglio 2014. Se chiedete a cento tifosi della Juventus, non eccessivamente giovani, che cosa stessero facendo nel tardo pomeriggio di quella giornata, la maggior parte di loro ti saprà rispondere nel dettaglio.
Si tratta della cosiddetta flashbulb memory. Il fenomeno, traducibile in italiano con “ricordo fotografico o flash di memoria”, corrisponde a un tipo di ricordo associato a un evento pubblico particolarmente traumatico. Secondo gli psicologi, i principali fattori determinanti di una flashbulb memory sono probabilmente un alto livello di sorpresa e di attività emotiva. Questi ricordi si caratterizzano per il fatto che gli individui riescano a conservare, in maniera dettagliata e a lungo, non solo l’evento in sé, ma anche la circostanza in cui hanno appreso la notizia, il luogo in cui si trovavano, il momento della giornata, l’attività in corso di svolgimento, la fonte della news, la loro reazione emotiva e degli altri presenti, oltre alle immediate conseguenze.
Ecco, per i non addetti ai lavori o per i non tifosi della Juventus, questa data non scatenerà alcun tipo di sussulto, non farà riaffiorare nessun trauma passato, non porterà a rivivere momenti ormai lontani quasi dieci anni. Per qualsiasi supporter della Vecchia Signora, però, quel 15 luglio 2014 non sarà mai una data come tutte le altre. Da quel giorno, infatti, con le clamorose e inaspettate dimissioni di Antonio Conte, arrivate dopo tre anni di successi in Italia con i bianconeri, è stato segnata una vera e propria linea di demarcazione nella storia recente del club torinese: senza voler mescolare troppo il sacro con il profano, una sorta di a.C (avanti Conte) e d.C. (dopo Conte), specie all’interno della tifoseria.
Eppure, nel bene o nel male, c’è la sensazione, ora più che mai, che questa linea non sia più così netta come un tempo.
Antonio Conte sogna la Juve: il possibile ritorno
Dunque, sarà vero che certi amori (quello tra Conte e la Juventus) non finiscono, fanno dei giri immensi (Nazionale italiana, Chelsea, Inter, Tottenham) e poi ritornano?
Troppo presto per dirlo, ma una cosa, ad oggi, è certa: Antonio Conte, dopo 10 anni, sogna il ritorno alla Juventus. Quella bianconera, infatti, sarebbe la destinazione preferita dall’allenatore leccese, intenzionato a riprendere in mano quella creatura che, nel lontano 2014, ha lasciato dall’oggi al domani nelle mani di Massimiliano Allegri, che ha saputo cogliere al volo l’occasione, entrando a suon di successi nell’Olimpo del club bianconero.
In sostanza, questo matrimonio s’ha da rifare?
Se lo sposo ha le idee chiare, non si può dire la stessa cosa per la Vecchia Signora che, almeno sulla carta, ha una fede al dito che la lega ad Allegri fino al 2025. Un rapporto quasi indissolubile – ripartito dopo la parentesi Sarri-Pirlo – che ha addirittura portato alcuni “tifosi”, in maniera maligna, a unire i due coniugi fino a coniare il termine “Allegrentus”. Un po’ come accaduto con i Ferragnez, anche se questo, oggi, non sembra essere l’esempio più calzante.
Le difficoltà di un secondo matrimonio
Ma, al di là di Massimiliano Allegri, quali sarebbero le difficoltà di un ritorno di Conte alla Juventus? Prima di tutto, l’ingaggio.
Se i bianconeri dovessero dire addio anzitempo al tecnico toscano, virerebbero con decisione verso una politica economica più oculata, fatta di stipendi che, per gli allenatori, non supererebbero i 4 milioni di euro netti a stagione (premi esclusi). Considerando che, nella sua ultima esperienza al Tottenham, Antonio Conte percepiva un ingaggio di circa 15 milioni di euro a stagione, diventa molto semplice comprendere l’enorme distanza attuale tra le parti. In questo caso, solo la volontà dello stesso allenatore potrebbe trasformare la montagna in uno scoglio.
Superato questo ostacolo, però, resterebbe ancora un grande nodo da sciogliere: la rosa attuale. Quanti giocatori di questa squadra, che Massimiliano Allegri ha fin qui portato al secondo posto in classifica e in semifinale di Coppa Italia, sarebbero funzionali al nuovo progetto tecnico di Antonio Conte? Una questione non di poco conto, considerando alcune pretese passate dell’allenatore in ottica mercato, che oggi sarebbero ancora più difficili da soddisfare rispetto a un tempo. La soluzione? Il “Conte 2.0” di cui abbiamo parlato sopra, più “aziendalista” e meno “manager”, in grado di mangiare in ristoranti non troppo di lusso, ma senza lamentarsi del menù.
Il tecnico salentino sta per tornare: la sua seconda scelta
Non solo Juve.
Antonio Conte vuole tornare ad allenare nella stagione 2024/2025 e vuole farlo in Italia, per poter stare più vicino alla propria famiglia e per poter lavorare in un campionato che sente maggiormente suo, come dimostrato dalle esperienze vincenti con i bianconeri e con l’Inter (senza dimenticare il Bari, in Serie B).
Al momento sarebbero da scartare le ipotesi Roma e Napoli. I giallorossi, dopo la fine del rapporto con Mourinho, sono sempre più convinti di proseguire con Daniele De Rossi, non solo per un discorso di natura contrattuale, ma anche e soprattutto tenendo conto degli ottimi risultati fin qui ottenuti da “capitan futuro”.
Discorso diverso per i Campioni d’Italia in carica, sempre più “stritolati” da un Presidente “padre padrone”, con un carattere decisamente poco compatibile con quello di Antonio Conte, e con tante questioni spinose da risolvere (vedasi il caso Osimhen), che non permettono, ad oggi, di poter imbastire un ragionamento di tipo progettuale che possa anche solo lontanamente permettere agli azzurri di avvicinarsi a quanto fatto nella passata stagione.
Per tutte queste ragioni, Antonio Conte sta seguendo con attenzione le vicende di casa Milan, con uno Stefano Pioli che, complice una stagione altalenante, è sempre più vicino alla fine della propria avventura rossonera.
E proprio Conte sembra essere il prescelto di Zlatan Ibrahimovic, la cui opinione sarà decisiva nella scelta della prossima guida tecnica. L’ex calciatore svedese, già dalle prossime settimane, farà di tutto per convincere Conte a sposare il nuovo progetto Milan, in modo tale da iniziare a programmare anzitempo la stagione 2024/2025.
Difficilmente, però, Zlatan otterrà una risposta definitiva dall’ex allenatore nerazzurro.
Il motivo? Antonio Conte, per qualche settimana, vuole ancora sognare la Juve.
Ed è disposto ad aspettarla, ma non tutta la vita.
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