Serie A
Huijsen fissa gli obiettivi: “Torno alla Juventus, e sogno l’Europeo con la Spagna”
Negli ultimi anni la Juventus ha costruito un vero e proprio capitale tecnico-economico grazie alla valorizzazione della seconda squadra, la Next Gen, che milita in Serie C, girone B. Uno dei giocatori che si è messo maggiormente in evidenza, e che ha già esordito in prima squadra con la maglia della Juventus, è Dean Huijsen. Il difensore olandese si è trasferito in prestito a gennaio a Roma, grazie all’intermediazione di José Mourinho. Il giocatore è in ritiro con la Nazionale Under 21 della Spagna e sarà impegnato contro la Slovacchia in un’amichevole. Dean ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Ci racconti com’è andata. Che lingua preferisce?
“Come vuole, parlo olandese, inglese, italiano e spagnolo. Scelgo il Castigliano allora. Non c’è molto da dire, è stato semplice: mi è arrivato il passaporto spagnolo e non ci ho pensato su molto. È stata una scelta dettata dal cuore che non ho fatto fatica a prendere”.
Bisogna fare un passo indietro e raccontare la sua storia.
“Con piacere. Io sono nato ad Amsterdam nel 2005, e nell’estate del 2010, curiosamente quella della finale Mondiale tra Spagna e Olanda, i miei hanno deciso di trasferirsi a Marbella”.
Come mai?
“Erano anni che andavano sulla Costa del Sol in vacanza, e hanno deciso di cambiare vita. Una prova di uno o due anni. Non siamo più andati via”.
Di cosa si occupano?
“Fanno divertire i bambini: d’inverno montano i tappeti elastici per i salti, d’estate i parchi acquatici nel mare, con scivoli e gonfiabili. Ha presente?”.
Certo. E la sua di storia?
“Ho due fratelli più grandi che non giocano a calcio, sono stato a una scuola internazionale e ho iniziato a giocare a calcio, le cose sono andate bene e quando ero in età si è fatta viva la nazionale olandese. Non potevo dire di no, viste le mie origini. Però ho sempre avuto in testa la Spagna. Sono cresciuto qui. Il cambio di nazionale l’ho voluto io, se non fosse stato così non sarei qui”.
L’Olanda come l’ha presa?
“Con fairplay. Ci sono rimasti male, gli dispiaceva perdermi, ma non hanno fatto storie”.
E i suoi genitori?
“Massima libertà di scelta. Mi hanno detto di fare ciò che sentivo e volevo, loro mi avrebbero appoggiato in ogni caso”.
Insomma, è sempre stato più di Sergio Ramos che di Van Dijk.
“Assolutamente, era il mio idolo. E non lo dico perché è andaluso, la regione dove sono cresciuto. Per me Sergio Ramos è stato uno dei centrali più forti nella storia del calcio”.
Ora si trova tra due squadre anche a livello di club. È stato prestato dalla Juve alla Roma.
“Una cosa che non succede tanto spesso. Sinceramente non sono stato lì a pensare più di tanto. Si è presentata l’opportunità e l’ho presa al volo”.
Secondo lei come mai alla Juventus non giocava?
“Sinceramente non lo so. So solo che quando mi hanno offerto di andare alla Roma l’idea mi è piaciuta molto, perché è un gran club e poi se ti chiama uno come Mourinho è difficile dire di no”.
Effettivamente… Sperava di giocare tanto?
“Ho pensato che se mi chiamavano era perché avevano bisogno. Poi il resto me lo sono conquistato. Ogni minuto giocato è frutto di lavoro e sacrificio”.
E tempo qualche settimana è cambiato l’allenatore, da Mourinho a De Rossi. E ha continuato a giocare.
“Sì e penso sia un buon segno. È ciò a cui mi riferivo quando parlavo di conquista. Mi sono adattato rapidamente al cambio, anche perché si tratta di due tecnici e persone eccezionali. Sono circondato da grandi compagni: mi diverto, imparo”.
Dopo il cambio in panchina la Roma ha iniziato a volare.
“Sì, stiamo bene, vediamo dove possiamo arrivare. L’obiettivo ovviamente è la Champions”.
E l’Europa League contro il Milan?
“Due partite che io sono costretto a saltare perché non sono in lista, tiferò dalla tribuna. Ce la giochiamo, possiamo passare”.
Il suo futuro?
“Beh, la Roma non ha alcuna opzione d’acquisto. Dal calcio però ho imparato una cosa, non si sa mai ciò che può succedere. Di certo c’è solo che torno alla Juve e mi metterò a disposizione. È il primo grande club che ha creduto in me, non posso che avere parole di gratitudine”.
E con la Spagna? Sogna l’Europeo con la Roja?
“Chiaro che lo sogno. Dipenderà da come terminerà la stagione. E ci sono anche le Olimpiadi. Come vede il mio futuro è sempre piuttosto aperto”.
La Spagna ha convocato Pau Cubarsì, un 2007.
“Non bisogna guardare il passaporto ma a come si gioca. Se uno ha 10 anni ed è bravo, che giochi. Conta la qualità, non l’età”.
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