Europa League
Roma-Brighton, De Rossi: “Risultato troppo largo. Partita eccezionale di Paredes e Celik”
Dopo la vittoria col Brighton, Daniele De Rossi non si nasconde. Il tecnico della Roma ha sottolineato la prestazione della squadra nonostante ci sia ancora un ritorno tutto da giocare in Inghilterra. Queste le parole del tecnico giallorosso:
Tanti giudizi sulla Roma in questi primi 50 giorni: cosa le ha detto suo padre Alberto? Che le dirà dopo questo 4-0?
“Purtroppo non hai la fortuna di conoscere mio padre, l’avrò visto 2 volte in 50 giorni, quando passa a Trigoria sgattaiola, non mi parla quasi mai di calcio, un po’ perché ha fiducia, un po’ per non mettermi in confusione, l’altro giorno l’ho incontrato al bar e nemmeno sapeva stessi lì, ogni tanto parliamo di risorse umane, tatticamente parliamo poco. I complimenti che mi fate è perché ho ereditato da lui la passione del calcio, poi forse anche relazionarmi con la gente. Lui non vuole parlare di questo, è un po’ schivo, ma è felice per me, sta rivenendo anche allo stadio e si sta godendo in silenzio questi 50 giorni”.
Nella preparazione del match hai valutato varie ipotesi e hai giocato in questa maniera, con Spinazzola che spesso è andato a chiudere su Welbeck. Hai pensato di tenere molto la palla e limitare i rischi?
“Se giochi con squadre brave a gestire la palla, devi fargliela giocare il meno possibile, con squadre meno alibi puoi lasciargliela di più. Nella ripresa ci hanno fatto giocare di meno, posso dire che i miei giocatori sono forti, giocare uomo a uomo è un braccio di ferro e l’abbiamo girata dalla nostra parte, al coraggio si risponde con il coraggio. Di De Zerbi è inutile che ve ne parli ancora, il risultato esce fuori da tanti episodi, poi il risultato a mio avviso è troppo largo, però penso che la vittoria sia meritata e abbiamo fatto una grande partita”.
Hai messo una sorta di quadrilatero per bloccare le loro azioni offensive, hai pensato che le caratteristiche dei tuoi difensori ti avrebbero aiutato a evitare la costruzione del Brighton?
“Sì, poi ripeto il risultato fa la differenza anche nei giudizi, loro hanno tirato in porta, mi pare 17 a 14, per fare la partita perfetta dovevano tirare di meno, però abbiamo il portiere che para. Eravamo cinque contro cinque e volevamo mandarli nella parte dove eravamo più solidi, ma queste squadre le indirizzi da una parte e vanno dalla parte opposta, lo decidono loro come entrare nella tua pressione, dovevamo accettare l’uomo contro uomo, portarli nella nostra metà campo e andare in verticale perché abbiamo giocatori che inventano”.
La palla in verticale di Paredes era preparata a tavolino? Cosa hai dato a Paredes? Sembra un altro giocatore…
“Quella palla non era preparata, non è che era uno schema, avevamo poco tempo per ragionare, c’erano duelli uomo a uomo ma i nostri giocatori sono forti e dovevo mettere le qualità dei miei davanti a tutti il resto. Leandro è forte, è campione del mondo, ha giocato con PSG e Juventus, è un giocatore forte, in allenamento corre, va forte, lo stimolo, ho confidenza e posso permettermi di entrargli più diretto, posso prenderlo in giro davanti ai compagni, evidenziando lacune tattiche, scherzando lo stimolo in tanti aspetti che lui deve ancora migliorare. Non capisco perché siate ancora stupiti di Paredes, è di rango mondiale, parlare solo di lui è sbagliato, ma ha fatto una partita eccezionale”.
La prova di Celik? Nel primo tempo ha fatto una cosa alla Maicon. Queste prestazioni sono figlie del martellamento psicologico sul fatto che sono forti e non scarsi?
“Non è che se gli dici che è forte diventa forte, se è una sega è una sega (ride, ndr). Celik è uno dei più forti che abbiamo, non è che se lo martello diventa forte, se fa una partita bella a Monza, stasera è perché si allena bene, all’inizio gli preferivo chiunque, ma lui stava lì con il sorriso ma non perché è scemo, voleva giocare di più e gli ho risposto che facevo le scelte per farmi vincere le partite, non ho niente contro di lui ma ci punto, poi è venuto a parlargli anche Montella (CT della Turchia), ma anche se non giovava mai non abbasava il livello degli allenamenti, questo fa la differenza. Uno può reagire con il muso, con il sorriso, poi questo lo accetto, io ero un titolare e se non giocavo non ero felicissimo, ma se vai forte in allenamento, vai forte pure in partita”.
Conosci l’ambiente e voli basso, però secondo me è nata una grande Roma in meno di due mesi, c’è unità di intenti. Dove sarebbe potuta essere la Roma con te dall’inizio della stagione?
“Il mio collaboratore ha fatto questa battuta, ma era una frustrazione perché c’è ancora tanto da fare. Oggi abbiamo vinto bene, ma non è completata l’opera, se andiamo lì pensando di essere psicofisicamente perfetti ci ribaltano, non c’è tutta questa differenza con loro, dobbiamo andare lì, orecchie basse, non sto a pensare al passato, non sarebbe corretto, ho preso la barca il 16 gennaio e ho detto determinate cose sulla squadra, penso sia una buona squadra. Le cose stanno andando bene ma conosciamo il calcio e la città e tutto questo può cambiare in un secondo, dobbiamo lavorare da squadra umile, la presunzione fa andare le gambe più piano, non ce lo possiamo permettere perché giocheremo contro la Fiorentina di Italiano, non c’è tempo per festeggiare o fare scalette e proiezioni”.
SEGUICI ANCHE SU: Instagram @oggisport | X OggiSportNotiz2 | Facebook @oggisportnotizie | Telegram OggiSportNotizie | Youtube @oggisportnotizie