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Arnaldi e chi ti ferma più?

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Andrey Rublev sull’orlo delle lacrime, Matteo Arnaldi in paradiso. E un’altra conferma da Parigi, anzi due. La prima conferma è che sono davvero tanti gli italiani in grado di battere i big: ieri, quasi, Flavio Cobolli. E chissà, domani, Lorenzo Musetti. Per non parlare di tutti gli altri, per non parlare di Sinner che grande lo è già, da tempo. La seconda conferma è che Arnaldi da Sanremo non ha paura di vincere, quando si trova davanti un campione. Del resto Matteo aveva superato la prova più dura di tutte, la finale di Davis a Malaga, lo scorso anno, quando l’avversario (Popyrin) non era certo imbattibile ma quando la pressione era tale da poter schiacciare chiunque.

La forza del sorriso

Non lui, che cerca di prendere tutto con un sorriso, mostrando un tennis completo e in costante evoluzione. Fino a un paio d’anni fa pareva un ottimo giocatore con alcuni limiti, oggi sappiamo che su quei limiti sta lavorando giorno dopo giorno, trovando ogni volta delle soluzioni più sicure. Al punto che nemmeno un terzo turno del Roland Garros, di fronte al numero 6 del mondo, può mettere in crisi le sue certezze.

Arnaldi senza limiti

Si dirà che Rublev era in giornata nera, che è stato autodistruttivo persino più del solito. Vero, ma non sufficiente per spiegare il risultato. Arnaldi ha vinto prima di tutto perché ha saputo imporre il suo tennis, di fronte a un avversario che solitamente fa lo stesso con quasi tutti coloro che gli si parano davanti. E lo ha fatto, Matteo, dall’inizio alla fine. Senza cali, senza drammi quando qualcosa – pochissimo, stavolta – non è andato come doveva andare.“Ho giocato la migliore partita della mia vita”, ha detto a caldo il ligure. E forse ha pure ragione. Il fatto è che questa sta diventando una buona abitudine: spesso, di fronte a una sfida nuova e apparentemente complessa, Matteo trova la chiave per costruire qualcosa di importante. Mostrando un adattamento fuori dal comune. “In questo torneo – ha proseguito – ho giocato tre match in tre condizioni totalmente diverse. Ma mi sono adattato e ho trovato fiducia”. E adesso, di limiti, davvero non ce ne sono più.




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