Tennis
La notte più lunga di sempre per Djokovic
Alle 3.06 della notte tra sabato e domenica – record assoluto per la chiusura di un match al Roland Garros – Novak Djokovic ha fatto capire perché è ancora il numero 1 del mondo. A 37 anni. E perché ha ragione lui quando dice che a ogni inizio Slam, se va in campo, vuol dire che lo fa con l’obiettivo di vincere il torneo. Per 4 ore e 29 minuti, tuttavia, Lorenzo Musetti ha retto il confronto con questo fenomeno assoluto giocando una partita straordinaria, probabilmente la migliore della carriera tenendo conto del palcoscenico e dell’avversario. Una partita che, per bellezza e intensità, va ben oltre quella – sempre di 5 set – del 2021. E che deve rendere orgoglioso il toscano persino più del successo a Monte-Carlo nel 2023.
Un tennis mai visto
Per i primi due set, Djokovic e Musetti hanno espresso un tennis stellare, ricamando e picchiando con precisione e continuità rare anche al più alto livello. Nel terzo, Nole è sembrato accusare il colpo, in particolare fisicamente. Sembrava avesse poca benzina in corpo, troppo poca per poter recuperare. E invece il serbo ha fatto ciò che tante altre volte gli era riuscito di fare in carriera: riemergere da una situazione infernale per portare all’inferno il suo avversario. Sul 2-2 del quarto, vedendo un segnale di stanchezza negli occhi di Lorenzo, coach Tartarini ha provato a rincuorarlo: “Tieni duro, 15-20 minuti ed è finita”. Dopo 15-20 minuti, Djokovic aveva cambiato l’inerzia del confronto, ritrovando energie in un serbatoio illimitato.
Djokovic è ancora il numero uno
Il 6-0 del quinto è una punizione troppo severa per un Musetti bellissimo, ancorché non spietato. Un talento a cui bisogna solo dire grazie per una nottata del genere, nella quale in gioco c’era non soltanto un suo possibile successo, ma pure – associato a questo – il numero 1 del mondo da consegnare nelle mani di Jannik Sinner. Non è andata così, ma sarebbe ingiusto cercare delle colpe. La verità, al termine di un match che entra negli annali, è che di fronte a Djokovic c’è poco da spiegare. C’è solamente da capire che è un fenomeno. In grado di compiere imprese precluse a tanti, quasi a tutti.
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