Europei
Italia, Europeo2024 fallimento annunciato. Ripartiamo dalle basi
Col senno di poi siamo tutti bravi però probabilmente il gol di Zaccagni contro la Croazia ci aveva illuso veramente che questa Italia potesse compiere un bel percorso all’Europeo 2024. Un solo tempo su quattro partite finito in vantaggio non può bastare per salvare una Nazionale campione d’Europa in carica e vincitrice di 4 Mondiali. Dalla croce nella bandiera della Svizzera alla Croce Rossa che ci serve dopo l’ennesimo fallimento di una Federazione che da troppo tempo non sa prendersi le proprie responsabilità, mettendosi i paraocchi dinnanzi agli evidenti problemi del calcio italiano.
Italia, la confusione di Spalletti
Dopo l’addio di Roberto Mancini lo scorso ferragosto, ai ridossi delle gare di qualificazione agli Europei, la scelta di Luciano Spalletti è sembrata la più ragionevole visto il ventaglio di scelte disponibili. L’ex tecnico del Napoli è stato fin da subito etichettato come il salvatore della patria, colui in grado di riportare un gioco gradevoli nella formazione azzurra. Nonostante qualche sprazzo di buona partita nelle qualificazioni, la spedizione tedesca dell’Italia all’Europeo ha evidenziato tutti i limiti di una formazione buona, ma che non pullula sicuramente di campioni che possano trascinare la squadra nei momenti di difficoltà.
A complicare la situazione ci ha pensato Spalletti. L’ex tecnico del Napoli, assoluto protagonista del ritorno dello scudetto nel capoluogo partenopeo, ha dato l’idea di non aver ben in mente come far giocare la sua squadra, cambiando formazione ed idee in ogni partita. Perché se in rosa ha il 70% di difensori che giocano nei loro club con la difesa a 3 giochi a 4? Perché riproporre un Di Lorenzo in evidente difficoltà fisica e mentale? Barella e altri giocatori fuori ruolo? Ancelotti in una recente intervista ha ribadito che l’allenatore più bravo è quello che fa meno danni: in questa descrizione ora Spalletti non ci rientra.
Ripartire dai settori giovanili
Una vittoria dell’Europeo dopo quasi 60 anni non può bastare a far dimenticare due mancate qualificazioni ai Mondiali e ad un Europeo così sbiadito. Un’intera generazione che non ha ancora visto l’Italia, la squadra che rappresenta la propria nazione, giocare una partita ad un Mondiale insieme alla famiglia, amici e/o conoscenti. C’è un problema di fondo che ci portiamo dietro da troppo tempo: la presenza di troppi stranieri nel campionato italiano, che complica e non poco le scelte del tecnico della Nazionale. Siamo in ritardo con la multietnicità rispetto ad altre europee, con addosso la sbornia del decreto crescita.
Bisogna ripartire costruendo un patrimonio tecnico e di valori nei nostri settori giovanili, con l’aiuto delle istituzioni nell’aiutare i club nel percorso di formazione di questi ragazzi che un giorno sognano di rappresentare la maglia azzurra. La speranza è l’ultima a morire ma serve maggiore consapevolezza da parte di tutti.
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