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Contro tutto e tutti: Cristiano Ronaldo e il sesto europeo della carriera

La serata del campione portoghese

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foto di Salvatore Fornelli

Ancora una volta sotto i riflettori per vincere o fallire. Cristiano Ronaldo non ha mai avuto mezze misure e non le ha nemmeno ora, quando a 39 anni gioca il sesto Europeo della sua carriera con il Portogallo. Vincere o fallire, applausi o fischi. Dal 2004 al 2024 c’è sempre CR7, il titano capace di schiacciare il tempo per vivere un eterno presente. L’uomo dei record, il calciatore incapace di tirarsi indietro, l’eterno ragazzo pronto a dimostrare ogni giorno cosa significa esser un numero uno. 

CRISTIANO RONALDO ( FOTO DI SAVATORE FORNELLI )

Forse ci dovremmo alzare in piedi di fronte a questo manifesto di longevità. Chissà cosa passa per la testa di chi ha vinto meritatamente cinque palloni d’oro, cinque Champions League, La Liga, Premier League, Serie A ed è il capocannoniere nella storia della Coppa dei Campioni. Potremmo andare avanti ore ad elencare i suoi successi ma i numeri raccontano meno delle parole: “Abbiamo i piedi ben saldi a terra, ma la mente rivolta al cielo per guardare in alto e vedere che è possibile vincere l’Europeo. Abbiamo tutti gli ingredienti per vincere, ma faremo un passo alla volta, partita per partita, credendo sempre di poter vincere.” Le dichiarazioni di Ronaldo ai canali UEFA lanciano un messaggio inequivocabile: il Portogallo è in Germania per vincere e Ronaldo vuole scrivere la storia: “Sono felice e mi sento privilegiato ad essere qui per aiutare la nazionale a raggiungere i suoi obiettivi e, naturalmente, a cercare di andare avanti e vincere, che è il nostro obiettivo principale”.

Cristiano Ronaldo all’Europeo, per dimenticare Qatar2022

Cristiano Ronaldo non ha smaltito la delusione del mondiale di Qatar 2022, quando ha pianto al triplice fischio della partita contro il Marocco, condannandolo all’uscita di scena definitiva (forse) dalla Coppa del Mondo. Lacrime per attirare le telecamere anche nel momento più duro, diretta conseguenza per chi ha reso il calcio una questione puramente personale. Se la sconfitta è un dolore fisico la vittoria è l’ossessione di una vita. Ma non ti sei stancato, Cristiano? Evidentemente no, e va bene così.

Dal deserto dell’Arabia ai prati della Germania, CR7 porta per mano una generazione di talenti desiderosa di accompagnare il suo re ad un bis leggendario. Rafael Leao, Bernardo Silva, Joao Felix, Vitinha e il re di Maderia, già campione con il Portogallo ad Euro 2016. Un’altra finale da lacrime e sorrisi con quell’entrata dura (e volontaria) di Payet capace di mettere ko un uomo in missione. Si perché CR7 nel 2004 aveva già perso una finale dell’Europeo in casa e l’uscita dal campo in barella allo Stade de France fu un colpo al cuore per tutti. Il destino poi gli ha comunque sorriso e nonostante sul campo sia stato Eder l’eroe di serata, Cristiano ha preteso ancora una volta gli occhi addosso con una performance da allenatore in seconda rimasta negli archivi del calcio.

Non tutti lo amano, tanti lo hanno criticato e tanti continuano a puntare il dito contro. Ne ha sentite di tutti i colori Cristiano, ha sopportato anche le chiacchiere più morbose sulle questioni più intime e personali: famiglia, amori, affetti. “No me preoccupa nada”, “Chi è il migliore del mondo? Io”, si potrebbe andare avanti all’infinito con le sue citazioni cariche di onnipotenza. La sua grandezza oggi starà anche nel mettersi al servizio dei compagni, perché sa bene di non poter vincere da solo: “Anno dopo anno cerco sempre di migliorare qualcosa, c’è sempre margine. Penso di essere un giocatore completo, posso sempre perfezionarmi. Cerco di guidare la squadra in un modo che ritengo produttivo. Voglio essere un giocatore che aiuta gli altri, qualcuno a cui ispirarsi, un modello di professionista.

E allora accenderemo ancora una volta la TV per te, Cristiano. Ti guarderemo mentre canterai l’inno, quando toccherai il primo pallone sul prato verde di Lipsia mostrando al mondo il tuo ghigno da bucaniere dell’Atlantico. Saremo lì per criticarti o amarti. Tutto o niente perché questo è il tuo destino fin dalla tua nascita 39 anni fa, accompagnata dal ruggito dell’oceano. Oltre il limite per dire sempre e comunque, ancora una volta: “Estoy aquí”.




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