Tennis

Il cielo è sempre più blu

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La settimana di Halle e del Queen’s, due tornei che tradizionalmente non facevano parte dei nostri terreni di conquista, ha reso lampante una volta di più l’età dell’oro che l’Italia del tennis sta vivendo. Un’Italia che ha in Jannik Sinner il proprio faro, indubbiamente. Ma altrettanto indubbiamente ha un gruppo di giocatori che per quantità e qualità non si è mai visto nella storia tricolore. E se Lorenzo Musetti ha qualcosa da recriminare per una finale del Queen’s contro Tommy Paul che avrebbe potuto cambiare direzione alla fine del secondo set, nella prova di Halle – ex giardino Federer – abbiamo fatto l’en plein.

Il primo non si scorda mai

Di Sinner (e dei sui trionfi) si è detto tutto, si continuerà a parlare di lui per i prossimi 10 anni su base pressoché quotidiana. Qui vale solo la pena di rimarcare alcuni dati. Jannik non aveva mai vinto un titolo sull’erba, dunque questa in Germania è un’altra prima volta che gli darà fiducia, importante poiché Wimbledon è alle porte. In secondo luogo, nella finale con Hurkacz è parso evidente uno dei punti di forza del campione della Val Pusteria: la capacità – a parità di rendimento – di fare meglio dell’avversario nei pochi momenti che decidono l’incontro. Una dote che sui prati è qualcosa di estremamente prezioso. Jan, infine, a 22 anni è già a quota 14 titoli, un ritmo che lo mette al livello dei migliori di sempre.

Vittoria per Bolelli e Vavassori ad Halle

Ma il cielo azzurro sopra Halle è merito anche del doppio di Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Due che, curiosamente, proprio dal torneo tedesco avevano sostanzialmente iniziato la loro avventura appena un anno fa, raggiungendo la finale. Stavolta hanno vinto, dimostrando qualità tali da portarli non solo in vetta alla Race, ma pure in vetta ai pronostici in vista tanto di Wimbledon, quanto delle Olimpiadi di Parigi. Perché Simone e Andrea, grazie a un lavoro certosino, sono ormai da corsa su ogni superficie, dopo aver limato i propri difetti e affinato un feeling che già esisteva a livello personale, e che ormai è evidente anche in campo. Uno specchio fedele dell’Italia del tennis, fatta di talento, lavoro e umiltà.




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