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Spalletti, capitano di una nave alla deriva: tutte le responsabilità del ct

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LUCIANO SPALLETTI RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

“L’Italia chiamò” ma non ha riposto nessuno. Nè i giocatori e tanto meno Luciano Spalletti, capitano presuntuoso di una nave alla deriva. Si salvano solo Donnarumma e Calafiori in questo gruppo azzurro sbiadito fuori meritatamente agli ottavi di finale contro la Svizzera. Ragazzi con gli occhi smarriti e persi per tutto il torneo, incapaci di trovarsi anche per il più elementare uno-due. L’auto palo di Schar ieri sera è stato uno dei punti più bassi di un cammino incerto e confusionario. La testimonianza diretta di una squadra senza idee, con poca personalità e totalmente incapace di reggere il ritmo partita e di coprire gli spazi. Spalletti in conferenza stampa ha ammesso le proprie responsabilità e questo gli fa onore. Come serve ricordare il poco tempo avuto fino ad ora per costruire un’identità di squadra. Però non basta. Il mestiere del commissario tecnico è un’altra cosa. In primo luogo sei un selezionatore e come tale devi capire chi è nelle condizioni di scendere in campo.

Tutte le responsabilità di Spalletti

Bisogna smetterla di piangersi addosso pensando alla scarsa qualità degli interpreti. Bisogna smetterla anche di rifugiarsi nei ricordi pensando che il blasone di quattro stelle dorate sul petto basti per vincere ancora. Spalletti da Certaldo, assumendosi le responsabilità, voleva portare in Germania una difesa a tre e non si capisce per quale motivo sia tornato indietro. Non si capisce perché abbia deciso di crogiolarsi nel pensiero del suo Napoli spettacolare proponendo uno schieramento a quattro con un Di Lorenzo impresentabile, Dimarco consumato e sepolto, Barella con l’interruttore mezzo spento. In Italia e nella nostra Serie A tantissime squadre hanno i tre centrali di difesa: l’Inter, la Juventus, la Roma.

E allora perché non mettere i giocatori a loro agio in un modulo che possa esaltare i pochi punti di forza della Nazionale. Spalletti deve spiegare perché Buongiorno, il miglior centrale dell’ultima stagione è rimasto in panchina. Deve spiegare perché Bastoni non è stato schierato terzo centrale a sinistra dove ha dimostrato di essere il più forte in Italia e tra i migliori d’Europa. Potrebbe anche chiedersi il senso di chiamare in extremis Gatti e metterlo a fianco del porta borracce. Il calcio è uno sport e come tale è e sarà sempre una questione fisica e atletica: se l’Italia aveva un punto di forza era anche la capacità di sfruttare le palle inattive con saltatori immarcabili (o quasi). Questa era una nazionale di difensori goleador, perché i sopra citati Gatti e Buongiorno hanno segnato sette reti in due nell’ultimo campionato. E Bastoni non è da meno quando si sgancia in avanti. Dettagli che forse non avrebbero cambiato ma da uno dei maggiori interpreti del calcio moderno in panchina è lecito aspettarsi una conoscenza minuziosa dello stato di forma dei calciatori. Non può essere l’italiano con la birra in mano e la maglia di Totti sulla schiena a dirti che in panchina hai gente col motorino nei polpacci come Bellanova e Cambiaso.

Queste sono competizioni brevi in cui non c’è spazio per sperimentare: non sei a Castel Volturno con la squadra tra le mani tutte le settimane. Non puoi pretendere di proporre il bel calcio se non hai giocatori adatti a farlo o non pronti abbastanza. La spina dorsale della nazionale ha lacune anche nel ruolo di regista perché Jorginho senza due faticatori a fianco (come ad Euro 2020) è un giocatore normale. Fagioli non ha giocato per mesi ma è stato l’unico a guardare il campo in avanti per provare quel passaggio magico chiamato “verticalizzazione”. Discorso a parte meriterebbe anche il centravanti visto e considerato come il compianto Gigi Riva sia ancora oggi il miglior marcatore della nostra storia. La strada verso il mondiale USA 2026 è molto lunga, piena di curve e anche sdrucciolevole. Il doppio schiaffo di ieri sera si iscrive nella top 3 delle peggiori partite degli ultimi tempi della nazionale, dopo Italia-Slovacchia 2010 e Italia-Svezia dei play off mondiali. “È chiaro che sono in un percorso in cui devo fare delle conoscenze” ha detto Spalletti.

Si cominci da ora per non ritrovarsi ancora una volta a rivedere in loop Italia- Germania 2006. Perché fra poco saranno passati 20 anni.




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