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Jasmine Paolini, una sconfitta con il sorriso

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Così fa malissimo. Perché – contrariamente a quanto era accaduto al Roland Garros – ci abbiamo creduto fino alla fine. Jasmine Paolini arriva a giocarsi il titolo di Wimbledon in una manciata di punti, ma finisce per arrendersi a Barbora Krejcikova con il punteggio finale di 6-2, 2-6, 6-4. Un match nato male, risollevato e poi perso sostanzialmente per un paio di quindici: un doppio fallo che è costato il break del settimo game, un diritto sulla riga dell’avversaria sulla palla del contro-break per il 5-5. Detto tutto questo, va dato merito alla ceca – che succede alla connazionale Vondrousova e continua la straordinaria tradizione del suo Paese – di aver mantenuto il sangue freddo nei momenti cruciali, come aveva fatto per il suo primo Major, a Parigi nel 2021. Barbora, fino al 5-4 in suo favore, nel terzo ha ceduto un solo punto in battuta. Poi, sul 30-0, ha cominciato a pensare di essere a un passo dai Championships. Ha rischiato, ma ha avuto coraggio. E si è presa quel trofeo che fu anche della persona che le ha cambiato la vita, l’indimenticabile Jana Novotna, a segno nel 1998.

Jasmine esempio di dedizione ed impegno

Jasmine Paolini, fino agli Australian Open di quest’anno, aveva un record negli Slam di 4 vittorie e 16 sconfitte. Mentre è entrata nella finale di Wimbledon con un bilancio, nel 2024, di 15 successi su 17 incontri. Un dato emblematico del suo cambio di dimensione. La sconfitta sul Centre Court ha fatto male anche a lei, che non ha perso il celebre sorriso, ma allo stesso tempo non ha potuto nascondere una forte delusione per la chance volata via. Eppure, malgrado i 28 anni e malgrado l’eccezionalità del risultato, potranno esserci altre occasioni. Perché il lavoro durato anni insieme a coach Renzo Furlan non sarà disperso, dopo queste due finali Slam senza vittorie. Al contrario, sarà rafforzato. Uno stimolo per continuare a limare i difetti. Intanto, la toscana sarà numero 5 al mondo, con buone probabilità di salire ancora da qui a fine stagione. Un esempio di quanto l’impegno per lungo tempo nascosto dietro le quinte, a un certo punto esca con tutti i suoi frutti. La standing ovation, Jas, te la meriti comunque.




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