Tennis
La forza dell’eleganza di Lorenzo Musetti
Di tutti i record – e ormai sono davvero tanti – che l’Italia del tennis sta battendo settimana dopo settimana in questa epoca d’oro, quello maturato a Wimbledon è forse il più straordinario in assoluto. Certamente il meno atteso. Tre giocatori nei quarti nei tabelloni di singolare di uno stesso Slam li avevamo portati per l’ultima volta nel 1948 (al Roland Garros). Mai era capitato a Wimbledon, dove in realtà il primato era già stato toccato nel ‘Middle Sunday’, la domenica di mezzo che aveva promosso tra i migliori otto dei rispettivi draw Jannik Sinner e Jasmine Paolini.
Il primo quarto di finale Slam per Musetti
A centrare la tripletta, un Musetti particolarmente ispirato, che ha perso il primo set ma in seguito ha dominato in lungo e in largo il pivot francese Giovanni Mpetshi Perricard, impotente di fronte al tennis brillante del toscano. Lorenzo, in sostanza, ha vinto la partita trovando la chiave in risposta, perché per quanto riguarda il resto del repertorio si è dimostrato troppo superiore al rivale. Per tocco, costanza, equilibrio. Coach Emmanuel Planque e Ivan Ljubicic (che lavora da un paio d’anni con la Federazione francese) in tribuna avevano la faccia scura e un po’ rassegnata, ma oltre ai demeriti del loro pupillo devono aver visto pure una prestazione pressoché perfetta dell’allievo di Simone Tartarini. Una situazione che ha riportato alla memoria una dichiarazione recente dello stesso Ljubicic, quando avviò la sua collaborazione Oltralpe: “Non posso fare miracoli – disse – ma se c’è un modello da seguire è quello italiano”.
L’Italia del tennis è da esempio
La sorpresa è che l’Italia del tennis sia diventata un modello ovunque. Anche su quell’erba che onestamente, fino a qualche tempo fa, faticavamo persino a frequentare. Matteo Berrettini è stato il primo a farci credere in un trionfo nel Tempio, mettendoci a fianco quattro titoli Atp sui prati. Ma stavolta con Sinner, Paolini e adesso con Musetti, quasi ci possiamo dimenticare quale sia la superficie. Al Roland Garros avevamo raccolto una finale e una semi, ai Championships siamo in corsa (in teoria) per fare addirittura meglio. Wimbledon non è mai stato così azzurro.
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