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Sinner e Berrettini, un grande orgoglio per l’Italia

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Era la prima assoluta, per due italiani uno contro l’altro sul Centre Court. Ed è stato uno spettacolo. Non solamente per noi che quei due ragazzi li conosciamo bene, ma pure per tutti gli appassionati ‘neutrali’ che più di una volta si sono sentiti in dovere di tributare a Jannik Sinner e Matteo Berrettini una emozionata standing ovation. Alla fine ha vinto il più forte, il numero 1 del mondo. Ma Matteo ha mostrato al mondo che – quando sta bene – vale ancora tanto, tantissimo. Soprattutto sui prati. Usciamo da una serata storica per il tennis tricolore con una doppia certezza, con negli occhi un confronto che sarebbe stato all’altezza persino delle giornate conclusive dei Championships.

Matteo è finalmente tornato

Al netto dell’amarezza per una sfida giunta troppo presto, questo derby di Wimbledon ci racconta che abbiamo un Sinner maturo anche sull’erba, la superficie che conosce meno ma che sta imparando in fretta ad addomesticare: “Sapevo – ha detto – che Matteo qui sopra si muove bene, ha tante armi. Per questo col mio team ci siamo detti che dovevo alzare il livello”. Detto, fatto. Con tre tie-break sostanzialmente perfetti e una risposta capace di rimandare servizi per altri impossibili. Allo stesso tempo, Berrettini esce da questa notte londinese con la consapevolezza che il lavoro fatto con Francisco Roig sta pagando. E ci sono le parole del romano, post match, a dare ulteriore fiducia: “Mi sono reso conto che l’unica cosa che voglio è giocare a questi livelli. In campo mi venivano i brividi, per quello che stavano facendo, per quel luogo così speciale”.

Orgoglio azzurro

‘Orgogliosi di voi’ è riferito a Jannik e Matteo, ma non solo. Si può rivolgere serenamente a Fabio Fognini, capace di battere Casper Ruud in quattro set e puntare agli ottavi, magari ai quarti di finale (a 37 anni suonati). Si può rivolgere a Jasmine Paolini, promossa al terzo turno con quello scintillante numero 7 che porta con sé. Si può rivolgere ai Cobolli, ai Musetti, ai Darderi. Un po’ a tutti, in verità: anche agli sconfitti. L’Italia del tennis fa scuola e dà spettacolo nel torneo più affascinante, antico e prestigioso del mondo.




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