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Ciclismo

Tadej Pogacar nell’olimpo tra Apollo, Dioniso, Pantani e Merckx

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Si è concluso domenica un Tour de France che ha visto protagonista assoluto Tadej Pogacar, faccia pulita, solare e sorridente, il ciuffo che esce dai fori del casco come tratto distintivo. Il 2024 è per lo sloveno un anno d’oro, che l’ha consacrato tra i più grandi di tutti i tempi. È tornato ad alzare le braccia e la bici al cielo sulle strade di Francia, dopo due parentesi targate Vingegaard. Quella con il danese è una rivalità sportiva che commuove: grande rispetto dentro e fuori la corsa, sempre pronti a riconoscere i meriti e la bravura l’uno dell’altro. Una rivalità sana, genuina, ricca di valori condivisi. Una rivalità che fa il bene di questo sport.

Il dionisiaco Tadej Pogacar

Nell’epopea moderna del ciclismo, pochi eventi possono reggere il confronto con la maestosa doppietta Giro-Tour compiuta da Tadej Pogacar. Un’impresa che evoca la dialettica nietzscheana tra apollineo e dionisiaco. La vittoria di Pogacar non è solo un trionfo sportivo. È il modo di presentarsi di un campione. Come Apollo, il dio dell’ordine e della razionalità, lo sloveno ha dimostrato una precisione chirurgica negli attacchi e una strategia impeccabile, dominando le montagne e l’ultima cronometro.

Allo stesso tempo nell’imprevedibilità con cui ha affrontato ogni tappa riecheggia il fervore di uno spirito Dionisiaco, un inno all’esuberanza, all’irrazionalità e all’istinto, impossibili da categorizzare e inquadrare in dettami tattici e ordini di scuderia. La sua vittoria è un mosaico ben assemblato di momenti apollinei e dionisiaci. Pogi, come piace chiamarlo ai tifosi, incarna questa dialettica, trasformando ogni pedalata in un tratto di pennello, la strada in salita in una tela da dipingere, ogni tappa in un capitolo di un’epica narrativa che va oltre la competizione sportiva. È un artista della bicicletta.

Alcuni record

Impossibile ignorare che Tadej Pogacar è diventato il primo a realizzare la doppietta Giro-Tour dal leggendario Marco Pantani nel 1998. Tra i diversi record che ha frantumato alla grande Boucle, l’ascesa a Plateau de Beille, appartenente proprio a Pantani e fatto segnare nel ’98, sembra essere un destinale scambio di consegne. Un collegamento con il passato che aggiunge un ulteriore significato alla sua impresa, poiché non solo celebra la grandezza dello sloveno, ma anche un legame con la tradizione. Un altro record è il numero di vittorie in un grande giro in una sola stagione. Lo sloveno è arrivato a quota 12: 6 al Giro d’Italia, 6 al Tour de France, superando un certo Eddy Merckx. Il cannibale si è visto portar via anche un altro record, quello di vittorie al Tour, da Cavendish. Un record, che invece non condivide con nessuno, è quello di essere andato sempre a podio in tutti grandi giri che ha corso in carriera.

La doppietta Giro-Tour di Pogacar quindi è più di una semplice vittoria sportiva. È un’esaltazione dell’individuo che supera i limiti imposti dalla realtà per raggiungere l’immortalità negli annali dello sport. Il Tour di Pogacar è un elogio alla bellezza e alla gioia di competere. 




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