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Sinner fa sognare i notturni: prima semifinale allo Us Open

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Non ha mai tremato, mai avuto dubbi. Nemmeno quando Daniil Medvedev ha preso il comando delle operazioni nel secondo set. Jannik Sinner a quel punto ha semplicemente – per modo di dire – cambiato qualcosa nell’approccio al problema, si è pure presentato a rete per creare domande nuove a un avversario che lo conosce alla perfezione. “Sono contento di come ho saputo adattarmi – ha confermato Jannik – e di come ho gestito una partita difficile e non lineare”. La semifinale di Sinner agli Us Open, dopo aver superato con il punteggio di 6-2, -6, 6-1,6-4, il russo che completa il suo personale quadro di semi negli Slam, è la sintesi di questo 2024 del numero 1 del mondo. Un giocatore passato attraverso difficoltà impreviste e imprevedibili, uscito rafforzato da qualcosa che per tanti altri sarebbe stato troppo difficile da gestire.

Quella serenità ritrovata

Per lui, no. Lui ha gestito la tensione di un verdetto che poteva cambiargli la carriera vincendo il titolo di Cincinnati. Poi, una volta resa pubblica la notizia dell’assoluzione e accettato ogni dichiarazione di stampa e colleghi (più o meno benevola), si è rimesso in carreggiata trovando il proprio ritmo e il tennis dei giorni migliori nel giro di un paio di settimane. Inscalfibile, appunto. Talmente sicuro delle proprie qualità da aver ripreso in fretta – se non una serenità che magari avrà bisogno di altro tempo – senza dubbio la sicurezza e la solidità di inizio stagione.

Ora si può sognare

Come a inizio stagione, adesso c’è uno Slam da vincere. E come a inizio stagione c’è stato di mezzo Medvedev, controllato però in modo più autorevole rispetto a Melbourne. Quelli che restano adesso sono sulla carta meno feroci, ma in un momento così e in un torneo del genere ogni turno è una trappola, ogni partita un punto di domanda. A cominciare da Jack Draper, mancino che fin qui non ha ceduto un set e che il suo ingresso nel Tour lo fece proprio battendo Jannik (Queen’s 2021). “Siamo molto amici – ha detto il numero 1 – ma per quelle ore del match lasceremo da parte l’amicizia. È pericoloso, mi ha già battuto, ci vorrà attenzione”. Quell’attenzione che, unita alla lucidità, è la chiave per capire e apprezzare il fenomeno che abbiamo avuto in sorte.




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