Tennis

Sinner-Medvedev: atto numero 13 agli Us Open

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Quell’incrocio dei quarti, immaginato già dopo il sorteggio, adesso è qualcosa di concreto. Jannik Sinner e Daniil Medvedev giocheranno a New York la loro sfida numero 13, solamente la terza in uno Slam. In Australia a inizio anno, quando l’altoatesino portò all’Italia il primo Major dopo quasi mezzo secolo di attesa, il moscovita assaporò il successo andando avanti di due set, prima di subire la rimonta. A Wimbledon, di nuovo cinque set, ma con esito opposto. Esito condizionato – avremmo saputo poi il perché – da un Sinner logorato fisicamente e mentalmente. Questa partita rappresenta un momento chiave, in una rivalità già ben definita: 7 vittorie (le prime 6 e l’ultima ai Championships) per Medvedev, 5 per Jannik, sempre consecutive. Un inizio della storia con l’attuale numero 1 del mondo che provava – senza riuscirci – a trovare la chiave per scardinare il muro altrui, un seguito ben diverso con l’azzurro capace di imporre il proprio ritmo. Senza alcun timore.

Una partita fatta di dettagli

Come la vivono i due? Daniil, così: “Proverò a pensare maggiormente al match di Wimbledon, rispetto a quello di Melbourne. Ci conosciamo bene ormai e cerchiamo di anticipare le scelte dell’altro, ma poi alla fine sono i pochi momenti decisivi a fare la differenza: la palla break, il set-point…”. Jannik, per contro, si concentra sempre sul presente: “Vincere i tie-break come sto facendo è qualcosa che proviene dalla fiducia. Ma capitano anche periodi in cui ne perdi in serie. Forse mi aiuta arrivare dal mondo dello sci: in quel caso, se sbagli un dettaglio sei fuori. Nel tennis è diverso, ma i dettagli contano lo stesso”. Medvedev contro Sinner non è solo un ‘classico’ dei nostri tempi. Per questi Us Open, orfani di Alcaraz e Djokovic, è anche una partita che potrebbe decidere il torneo. Al netto di tutti i rischi che ancora rimangono altrove, a cominciare da un Taylor Fritz apparso decisamente brillante dopo la vittoria sul numero 2 del mondo Zverev. Qui, però, siamo di fronte agli unici due rimasti in gara che sanno cosa vuol dire arrivare in fondo a un Major, alzare il trofeo. Qualcosa che, appunto, si decide sui dettagli.




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