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Cronaca & Spettacolo

Perché “Alaska Baby” è l’album più bello della carriera di Cremonini

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cesare cremonini

Fin dalle prime note di “Alaska Baby” percepisci che stai per affrontare un qualcosa che rimarrà nella storia della musica italiana. Un qualcosa di forte, che ti viene incontro come fosse un amico che ti soccorre dai dubbi e dalle perplessità. Un album musicale è sempre vissuto come un’esperienza di vita quasi ultraterrena a prescindere dall’artista, ma quando c’è di mezzo Cesare Cremonini questo viaggio colpisce un po’ di più rispetto altri. Perché l’autore bolognese lo possiamo benissimo considerare l’amico di tutti noi, negli anni ci ha cresciuto con le sue canzoni ma con “Alaska Baby” Cremonini trova finalmente anche se stesso ed una pace interiore che trasmette soprattutto in “Acrobati”. Entrambe le canzoni sono fondamentali nell’album uscito lo scorso venerdì: una apre la raccolta di inediti, l’altra la chiude con lo stesso sentimento di maestosità.

La vittoria di Cesare Cremonini in “Alaska Baby”

Il viaggio di Cesare Cremonini è spirituale ma anche fisico: prima tappa Antigua, nei Caraibi, e poi un po’ tutti gli Stati Uniti, Miami, Nashville, New Orleans, Los Angeles, via via fino al Circolo polare artico. Dopo il successo de “La Ragazza del Futuro” ha dovuto intraprendere un lungo, lunghissimo percorso per trovare le giuste idee. Certo, in “Alaska Baby” si parla d’amore ma non solo, del bisogno di amare non solo inteso come un partner: se stessi, il mondo e ci si interroga come farlo senza maschere e trucchi di sopravvivenza. La più grande vittoria di Cesare è un’altra però. In un mondo dove si corre a destra e a sinistra, dove si ha sempre meno tempo anche per se stessi, Cremonini continua a scrivere canzoni lunghe di almeno 4 minuti per toglierci dalla realtà. E lo fa con potenza, come già detto, con coraggio.

Il coraggio di San Luca

L’atto più coraggioso dell’album è racchiuso in San Luca, un duetto che resterà nella storia della città di Bologna con Luca Carboni. La canzone è dedicata alla basilica che domina il capoluogo emiliano, simbolo cittadino che non si ritrova spesso nelle canzoni dedicate alle città. E il coraggio di aver scelto Luca Carboni – altro simbolo bolognese con Lucio Dalla – avvalora ancor di più il significato di San Luca, sapendo delle difficoltà fisiche che sta avendo Carboni da tre anni a questa parte con un tumore che lo ha fatto uscire dalle scene.

Le sue prime parole nella canzone sono: “Io non la so fare una preghiera/ chiedo solo quello che si avvera/ così son sicuro non ci perde nessuno” e sono un inno alla preghiera laica che caratterizza il brano. Dall’Alaska a Bologna termina il viaggio così il primo viaggio temporale dell’album, con San Luca che termina “Voglio stare da solo/ Così magari mi trovo”.

La forza della resilienza

Un’altra straordinaria collaborazione in “Aurore Boreali” è con Elisa, una figura molto importante nella vita di Cesare che gli restituisce la “luce” per riemrgere. In questa canzone le due voci si fondono in maniera eccezionale, in un racconto dove i protagonisti si dichiarano l’amore più vero senza paura: “Dovremmo fare cose normali/ Tornare a stringerci le mani/ Dirci quello che abbiamo dentro/ E non rimpiangere il domani”. Prima però si mescolano anche nostalgia, rimpianti, dubbi, allo stesso momento dolcezza e quella connessione chimica che lega i rapporti più importanti. Le “aurore boreali” negli occhi dell’amata simboleggiano qualcosa di raro e magico, un richiamo alla bellezza e all’intensità.

All’inizio di questo articolo abbiamo parlato della maestosità di Cesare Cremonini in “Alaska Baby” ed “Acrobati”. Quest’ultima riesce a raccontare la lotta interiore e la complessità dei sentimenti umani. Cesare Cremonini, con la sua sensibilità, crea un brano che riflette sulla vulnerabilità e sulla forza che caratterizzano ogni relazione. Il tema dell’acrobata, con il suo equilibrio precario, ci ricorda quanto sia difficile, ma anche straordinario, affrontare le sfide della vita, mantenendo sempre l’intenzione di non cadere e di continuare a sperare. Il tutto con un sound che accompagna perfettamente il testo: il ritmo è lento all’inizio, accelera col passare dei minuti e regala assoli di pianoforte che faranno impazzire gli oltre 75.000 che hanno già acquistato il biglietto per il tour di questa estate.




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