Tennis

L’anno dei ritiri eccellenti nel tennis

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La lista è una costante di ogni fine stagione, ma stavolta è lunghissima e include nomi molto, molto pesanti. Per un totale di 27 titoli del Grande Slam in singolare. Il 2024, nel mondo del tennis maschile, è stato (anche) l’anno dei ritiri eccellenti. E a guidare il gruppo non può che essere Rafa Nadal, con quell’addio di Malaga che è piaciuto a pochi. Non tanto per il saluto con sconfitta della Spagna di Davis, quanto per la sensazione di una cerimonia non proprio all’altezza della persona da congedare. Senza Toni Nadal, senza i suoi più grandi avversari. Uno di loro, Andy Murray, aveva ugualmente abbandonato il Tour durante l’estate, in attesa di rientrare come coach di Novak Djokovic. Già fermandosi qui, in una manciata di mesi abbiamo registrato i ritiri di metà dei Fab Four, ma se parliamo di Slam ci sono ancora due nomi che spiccano. Uno è Dominic Thiem, che non poteva più trascinarsi tra una sconfitta e l’altra, in attesa di una ripresa che non è mai davvero avvenuta. L’altro è Juan Martin del Potro, costretto ad alzare bandiera bianca dopo 8 operazioni. Ritiri attesi certo, annunciati con largo anticipo, ma non per questo meno emozionanti o meno dolorosi per gli appassionati.

Quanti nomi illustri salutano il tennis

Poi c’è tutta una serie di personaggi, raramente da copertina, che ha scelto il 2024 per salutare. Alcuni in sostanza lo avevano già fatto, ma hanno voluto mettere all’addio il timbro dell’ufficialità: mister ace Ivo Karlovic, per esempio, o ancora il funambolo Pablo Cuevas. Altri sono passati decisamente sotto traccia, sovrastati – non poteva essere altrimenti – da annunci ben più popolari: Joao Sousa, John Millman, Steve Johnson, l’ex presunto fenomeno Donald Young, Filip Krajinovic, Federico Delbonis. Con due ulteriori nomi pesanti, Richard Gasquet e Diego Schwartzman, che hanno previsto di seguire questo proposito nel corso del 2025. Sempre che lo facciano davvero. Perché ritirarsi – lo sanno bene i fenomeni del tennis – è una delle vicende più complesse da gestire per uno sportivo di alto livello: è il segno del tempo che passa, una porta che si apre su un futuro da scoprire.




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