Tennis
Sinner e il caso doping: “Non riuscivo a dormire, mi sentivo perso”
Ancora non è finita l’agonia del doping per Jannik Sinner. Il numero uno al mondo è in attesa del ricorso della WADA, che non ci sarà prima del prossimo febbraio. Fresco vincitore delle Nitto Atp Finals e della Coppa Davis, Sinner ha parlato a Esquire Italia soprattutto dei momenti complicati che ha vissuto durante la stagione appena terminata.
Le parole di Sinner sulle difficoltà del caso doping
“Non auguro a nessuno di passare i momenti che ho trascorso io. Ho visto il buio. Non potevo parlarne con nessuno. Non potevo sfogarmi o farmi aiutare. Mi sono sentito perso. Tutte le persone che mi conoscevano e mi vedevano giocare capivano che c’era qualcosa in me che non girava bene. Ho passato notti insonni, perché anche se sei certo della tua innocenza, sai che queste vicende sono complesse. Quei giorni a Wimbledon ero bianco come un fantasma. Entravo ad allenarmi nel circolo di Cincinnati e pensavo: come mi stanno guardando? Cosa pensano davvero di me? Lì ho capito chi mi è veramente amico. Il mio gioco è un misto tra solido e aggressivo. Faccio più fatica a difendere, e cerco di non andare in difesa. Un giocatore che mi ha fatto crescere tanto è Medvedev. Lo schema del serve & volley non mi appartiene, ma lui mi ha costretto a praticarlo per provare a batterlo. Io sono della scuola che o si vince o si impara. A me perdere spesso con Novak Djokovic ha insegnato tanto. Fa bene, mi sveglia. Nel calcio può capitare di giocare contro Ronaldo e di capire che devi prepararti meglio. Ma quando sarà la prossima volta? Noi abbiamo più occasioni di rifarci”.
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