Serie A
Boniek, bello di notte, ma anche di giorno
A quarant’anni dalla finale di Supercoppa europea tra Juventus e Liverpool Boniek ne porta il ricordo in un’intervista a La gazzetta dello Sport, parlando poi anche di Roma, dei mondiali del 1982 vinti dall’Italia e del suo rapporto con i bianconeri. Il campione polacco ricorda gli anni in bianconero, le finali e le vittorie. Vediamo un’estratto dell’intervista di Boniek alla Gazzetta
Gli anni alla Juventus
Quella finale di Supercoppa si è giocata sotto la neve con i tifosi che aiutarono a spalare la neve. “Giocammo con un pallone rosso per esigenze televisive. Vincemmo 2-0 e segnò una doppietta un giocatore polacco che queste partite non le sbagliava quasi mai…”. Per questo motivo si era guadagnato il soprannome di “bello di notte”: “I grandi giocatori non sono quelli che decidono le partitelle il giovedì, ma le gare importanti, come le finali. E quelle quasi sempre si giocavano la sera. In quattro finali europee la Juve segnò cinque gol, tre furono miei, e in più causai il rigore all’Heysel anche se il fallo subito era fuori area…Io ho giocato sei stagioni in Italia, quattro volte sono finito nella top 11 finale della Serie A. E si giocava alle 15. Sono bello anche di giorno“.
Boniek ha vinto tutto con la Juventus, un campionato, una coppa Italia, una Supercoppa Uefa, una coppa delle coppe, una coppa Campioni. Un campionato perso, vinto poi dalla Roma: “Sulla carta eravamo i più forti, tant’è vero che battemmo la Roma sia all’andata che al ritorno. Ma dall’altra parte c’erano Falcao, Conti, Pruzzo, Di Bartolomei, Vierchowood…era una grande squadra anche quella e vinse meritatamente“.
La tragedia dell’Heysel
Dopo la Supercoppa, il 29 Maggio 1985 la Juventus affrontò di nuovo il Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni all’Heysel: “Fummo costretti a giocare quella partita. Non volevamo disputarla. In quei casi se vinci sei cinico, se perdi non hai onorato le vittime. L’atmosfera era surreale.” Si discusse sull’opportunità di alzare la coppa una volta scesi dall’aereo: “Io già non c’ero più. Dopo la partita, l’ultima con la Juve, presi un aereo privato per raggiungere la nazionale a Tirana impegnata alle qualificazioni mondiali“
Il passaggio alla Roma
L’estate dell’85 passò dalla Juventus alla Roma, per una promessa fatta al presidente capitolino Viola: “Furono tre anni bellissimi anche se vincemmo solo una Coppa Italia, perdendo lo scudetto dell’86 perdendo la famosa gara contro il Lecce…Sento sempre parlare del gol annullato a Turone a Torino con la Juve, mai di quello regolarissimo annullato contro il Lecce sull’1-0 per noi. Sul 2-0 il Lecce non avrebbe mai vinto“.
I rapporti con la Juventus oggi
Negli anni, si è professato romanista e con il tempo e le critiche che ha rivolto a scelte e persone della dirigenza della Juventus si sono incrinati i rapporti, tanto che è stata tolta la stella con il suo nome: “Per tre anni ho dato tutto alla Juve. Pago qualsiasi cifra se si trova una mia dichiarazione contro la Juventus società, giocatori, tifosi. Io ho contestato solo l’operato di chi l’ha gestita in certi anni: Moggi e Giraudo. Della stella chiedete ad Andrea Agnelli, decise lui”. Un ultima battuta: “La stella non è così importante. Quel che ho fatto con la Juve resta. Con o senza stella“.
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