Serie A
Carnesecchi vola con la Dea
Nonostante la giovane età, Marco Carnesecchi ha già compreso l’importanza della felicità come motore della vita. Marco Carnesecchi, portiere dell’Atalanta, ha recentemente rilasciato un’intervista a la Gazzetta dello Sport in cui ha parlato della sua stagione e delle sfide che ha affrontato.
L’intervista di Carnesecchi
Carnesecchi ha espresso il suo orgoglio per ciò che è diventato e ha sottolineato l’importanza di affrontare le sfide con energia positiva. Ha imparato che la felicità genera risultati, non il contrario: “Orgoglioso di me stesso, della mia maturazione e dell’energia positiva che riesco a trasmettere. Fare bene in campo aiuta, ma non è il risultato che porta felicità: è la felicità che porta risultati. Sì, mi sento felice: tanto“. A chi gli chiede cosa pensa del fatto che probabilmente è uno dei migliori portieri italiani del momento, se non il migliore: “A chi lo pensa, chiedo di non dirmelo. E comunque così forse si sta fantasticando un po’ troppo. Davanti, dietro o di fianco, ognuno la pensi come vuole, ci sono portieri di grandissimo livello e quando è così conta anche come va il campionato“.
“È dura anche quando prendi quattro tiri e quattro gol come ad agosto con l’Inter o se devi fare una parata sola come a Parma. Le faccio tre nomi: Buffon, Szczęsny, Handanovic. È quello lo step del grande portiere: “Serve solo una pezza? Ce la metto” L’anno scorso non era così considerato, la cessione di Musso e la concorrenza con Rui Patricio: “Quest’anno, il passo perfetto: mi hanno dato la porta e io devo essere all’altezza, non per me stesso ma per la squadra. E qui all’Atalanta si gioca per obiettivi non grandi: giganteschi. Avevo bisogno di questa responsabilità. Rui Patricio lo vedo andare sempre a tremila in allenamento e penso “Fammi tirare su le maniche, va…”
Gli obiettivi e la stagione dell’Atalanta
Non si aspettava un’Atalanta che facesse tanto bene da ritrovarsi al giro di boa virtualmente prima in classifica, ma il campionato è lungo e non bisogna pensare ad una sola competizione, ci sono ancora campionato, Champions e coppa Italia: “Non così tanto da essere virtualmente prima in classifica, ma dopo la vittoria di Dublino mi aspettavo una grandissima stagione. Poi, se mi chiede: è lunga? Io rispondo: è lunghissima. Adesso dobbiamo pensare come se fossimo dietro, a rincorrere: di “quel” obiettivo si potrà parlare ad aprile. Se sarà, mancherà un mese e penseremo a sparare le ultime cartucce. Mai pensare a una cosa sola: come l’anno scorso. È andata benino l’anno scorso, no?». È facile per Carnesecchi non pensare all’obiettivo scudetto: “Certo che si riesce: è fondamentale, perché pensarci ti porterebbe via troppe energie. Ed è raro sentirsele addosso come possiamo fare noi adesso“.
Un pensiero per concludere sulla nazionale: “«L’ho già detto: è il sogno di Marco bambino. Ma non è un’ossessione e le scelte non si discutono, si accettano. Le mie chance andranno di pari passo con quello che farò con l’Atalanta: dunque in questo momento deve venire prima l’Atalanta“
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