Interviste Esclusive

ESCLUSIVA – Guiducci “Il mio amore per la pallavolo. So qual è il mio ruolo e cerco di essere sempre d’aiuto”

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Gaia Guiducci (foto di Alessandro Gennari per blog.volleyland)

La Roma in A2 e poi il salto in A1 con Perugia ed Il Bisonte Firenze. Due avventure che le hanno permesso di farsi conoscere ed approdare all’Itas Trentino dove ha trovato la titolarità e a capire che la Serie A1 fosse il posto giusto per lei. Quest’estate, l’inizio di una nuova avventura: il Chieri ’76 che ha deciso di puntare anche su di lei nel ruolo di palleggiatrice. Lei è Gaia Guiducci che si è raccontata in esclusiva su nostri microfoni.

L’intervista esclusiva a Gaia Guiducci

Quando hai iniziato a capire che la pallavolo era il tuo sport?

“Io da piccola ho fatto tantissimi sport. Dalla ginnastica artistica passando per il basket e tanti altri. Vengo da una famiglia che ha una cultura sportiva importante ma nessuno mi ha mai forzato in un particolare sport nonostante mia mamma sia stata una grande pallavolista (Laura Bruschini). Quando ho cominciato a praticare la pallavolo ho capito che non volevo però più abbandonarlo”.

Sei in A1 ormai da diverse stagioni. Cosa ti hanno lasciato le diverse esperienza?

“Ho avuto tanta fortuna nelle diverse esperienze e ho un buon ricordo. Perugia forse è stata la più difficile perché ho avuto dei problemi di salute ed anche dopo a Firenze (Bisonte) non è stato facile ritornare in campo. Mi piacerebbe rimanere in un posto fisso e avere più continuità anche solo per due stagioni. L’anno scorso ho avuto la possibilità di giocare con continuità a Trento e mi ha dato la possibilità di capire che la A1 era il mio posto e di meritarmi la chiamata del Chieri”.

Nonostante sei la seconda palleggiatrice, ti stai ritagliando il tuo spazio. Cosa cerchi di dare quando entri in campo e qual è il lavoro che il mister sta facendo su di te? Inoltre com’è allenarsi con una giocatrice come Van Aalen?

“Bisogna avere ben chiaro il ruolo. Quello del palleggiatore è delicato. Nel fare il secondo quello che mi piace è poter dare una mano quando le cose non vanno e devi avere la mente fredda e mi piace l’idea di essere di supporto alle mie compagne. Sono molto contenta che il coach Bregoli mi dia queste possibilità per far vedere quello che proviamo in allenamento in partita. Sarah (Van Aalen) è una giocatrice giovane che però ha già un bagaglio internazionale importante ed è stimolante allenarsi con lei”.

Esclusiva, Guiducci: dalla retrocessione col Trentino all’arrivo in una squadra che ha vinto la CEV Cup l’anno scorso e che quest’anno disputa la Challenge Cup. Quali sono le tue emozioni a vivere queste partite?

“Sappiamo che la società ha come obiettivo quello di continuare a fare bene anche in Europa e quindi noi dobbiamo dare il massimo. È molto impegnativo perché bisogna giocare ogni tre giorni e le trasferte non sempre sono comode. È anche molto emozionante giocare in questi palcoscenici”.

In semifinale affronterete il Galatasaray di coach Bigarelli. Il fatto di conoscere Bregoli può essere un punto a suo favore?

“Lo conosco poco e non so quanto abbia avuto modo di capire i concetti di Bregoli. Ogni anno però è diverso e la squadra di oggi ed il modo in cui giochiamo non è lo stesso di due anni fa. Può avere preso qualcosa ma non credo sia un punto così tanto a favore”.

Dalla sconfitta con Conegliano alla partita con Bergamo. Potevate fare di più con le Pantere? Sabato invece ci sono punti importanti in palio per la zona play off…

“Io di natura sono una persona positiva e che non parte sconfitta in partenza. Anche quando sembra impossibile io cerco di crederci quindi non penso mai di partire sfavorita. Conegliano però quest’anno è davvero stratosferica ed è un onore ed un esperienza che va vissuta affrontarle in casa loro. Penso che potevamo fare meglio alcune cose anche se non abbiamo giocato una brutta partita. La prossima invece davanti al nostro pubblico abbiamo il dovere di prenderci i tre punti soprattutto in ottica play off”. 

Affronterete il Bergamo alle 20.45. Che effetto fa giocare in un orario un po’ insolito?

“Ci sono sempre variazioni negli orari della Serie A1. Sicuramente hai più tempo per riposare anche se è la giornata della partita. Penso che ogni giocatrice ha i suoi ritmi e si trova meglio in alcuni orari piuttosto che in altri. Per alcune può essere più difficile giocare in trasferta di pomeriggio perché hai meno tempo per preparare la partita”.

Ti aspettavi un campionato così sorprendente? 

“Magari l’anno scorso poteva essere così. La situazione a Trento però era complessa ed ormai è andata. Mi aspettavo che fosse più separata con le prime 5 che allungavano. Le Top invece, a parte Conegliano, stanno perdendo punti importanti e stanno rendendo questo campionato avvincente anche in zona salvezza e per i piazzamenti per i play off Scudetto”.

Roma, Perugia, Firenze, Trento e Chieri (Torino). Come ti trovi in questa nuova città?

“A me Torino piace molto. Io venendo da Roma cerco la citta’ grande. E’ un po’ difficile da guidare e non pensavo di avere queste difficoltà. Dite tanto a noi romani ma anche qui è pieno di strade difficili e di controviali. A parte le battute quando ho un po’ di tempo mi piace poter andare in città anche se in questo momento è più difficile perché ci sono tanti impegni”.

Lunedì è stata una giornata difficile per te e per tutti quelli che hanno conosciuto Simonetta Avalle: puoi raccontarci cos’ha rappresentato?

“Simonetta stava male già da qualche tempo. Mi dispiace di non essere stata a Roma nell’ultimo periodo. Magari le persone più lontane non si aspettavano che stesse così male. È sempre stata di supporto e ti trattava come una figlia. La vedevi ovunque col suo caschetto platino ed era una presenza importante che ti trasmetteva forza e determinazione ma anche dolcezza. È stata la prima donna ad allenare in A1 ed era un esempio. La notizia della sua scomparsa è stata molto impattante per me”.

Come mai ci sono poche donne che iniziano il percorso di allenatrici o che arrivano ad alti livelli?

“Penso che sia un ruolo che si dà più credito alla figura maschile ma ci sono delle donne che intraprendono questa carriera e anche se sono poche sono molto valide, coraggiose e determinate”.

Si ringrazia l’ufficio stampa del Chieri ’76 per l’intervista esclusiva a Gaia Guiducci




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