Volley
Volley, Myriam Sylla a Vogue: ” La medaglia olimpica? L’avevo promessa a mia madre”
L’ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo, che in numeri conta 182 (cm, la sua altezza) per 30 (anni, l’8 gennaio) per 17 (la sua maglia), Myriam Sylla, ha rilasciato una lunga e interessante intervista a Vogue Italia. Scopriamo le dichiarazioni più importanti della giocatrice azzurra.
Sulla Medaglia olimpica
“La medaglia olimpica gliela avevo promessa e non una medaglia qualunque, ma quella più preziosa. Prima di partire per Parigi ne avevo parlato con le compagne di squadra, tralasciando di specificare il metallo per non mettere loro addosso troppa pressione. Ma dell’argento non mi sarei accontentata. E così ho giocato al massimo tutta l’estate. Non so cosa mi sia successo, posso dire che dentro di me c’era qualcosa in più, fisicamente e psicologicamente ero una somma di tutto quello che sono stata in questi anni”.
Cosa è stata in questi anni
“Arrivare qui ha comportato tanti sacrifici, non tanto da parte mia ma soprattutto dei miei genitori. Ero dodicenne quando, per gioco, ho accompagnato mia cugina a un provino nella squadra di pallavolo del paese in cui vivevo, Valgreghentino. Mi hanno presa subito. Era tutto molto familiare, lo sport mi piaceva ma più che altro mi divertivo ad andare a mangiare la pizza con le compagne dopo le partite. Gli allenatori, Alberto e Raffaele, mi aiutavano se i miei genitori non si potevano permettere di sostenere i costi delle ginocchiere, delle scarpe e delle borse. Sono stata fortunata”.
La pallavolo, un sogno
“Inizialmente i miei genitori erano titubanti, ma dal momento in cui hanno compreso che lo sport era il mio sogno, lo hanno sempre appoggiato. Non ci hanno visto il possibile guadagno, oppure la realizzazione di un loro personale progetto sportivo frustrato, come spesso capita con i giovani atleti. E questo, retrospettivamente, mi colpisce perché le condizioni economiche e il Paese in cui sono cresciuti non hanno permesso loro di esaudire molti desideri. Ricordo la pena che provava mio padre vedendomi in difficoltà quando, a 16 anni, mi confrontavo con ragazze che avevano possibilità diverse”.
La bulimia
“Fin da piccola non mi vedevo come le altre. Rispetto alle coetanee ero più grande, non solo in altezza ma in stazza, tant’è che preferivo stare coi maschi, per non sentire il confronto e il giudizio. Quando sono andata via di casa per giocare a pallavolo, lontana dalla famiglia e dalla stabilità, ho iniziato a vomitare dopo mangiato. Come me, un’altra compagna. Io lo sapevo che era sbagliato. Abbiamo cercato di aiutarci a vicenda per smettere. E per fortuna, quando la mia tutor intuì cosa stava succedendo, tolse le chiavi dalla porta del bagno”.
Alcuni passi del suo diario
“Primo ritiro in vista delle Olimpiadi di Tokyo, 21 maggio 2021. Sono un attimino spaesata. Sento gli occhi addosso ed è tutto molto strano. Ah, dimenticavo… faccio il capitano. Questa nuova condizione per ora non mi pesa e vorrei che non pesasse a nessuna. Siamo qui per qualcosa di più grande. Non ho paura. È solo tensione. Il non sapere come comportarmi. Io sono Myriam e ho voglia di giocare bene. Nient’altro”.
Questi i passi più importanti dell’intervista di Myriam Sylla rilasciata a Vogue.
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