Riaperto il caso Plusvalenze, cosa rischia la Roma

Come riportato da La Gazzetta dello Sport, il caso plusvalenze che riguarda la Roma si riapre: dopo il rinvio a giudizio di Pallotta e altri cinque ex dirigenti giallorossi (Gandini, Fienga, Baldissoni, Malknecht, Francia) nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020, quello finito sotto la lente di ingrandimento da parte della procura federale per il caso plusvalenze che riguarda proprio il club giallorosso.

Roma, l’apertura dell’indagine FIGC

Anche la Roma adesso è sotto la lente della Procura Federale. Nel mirino di investigatori e del procuratore Giuseppe Chiné ci sono alcune operazioni tra il 2018 e 2020, ma che avrebbero avuto un impatto sui bilanci degli anni successivi. L’indagine della procura federale nasce da quella portata avanti dalla giustizia ordinaria nella sede della procura di Roma. Le accuse per l’ex presidente ed ex dirigenti è di falso in bilancio e violazione del testo unico dell’intermediazione finanziaria.

Cosa rischia la Roma per il caso plusvalenze

Il procuratore Chinè sta studiando le carte inviategli dalla Procura di Roma. Ritiene che il club giallorosso abbia contabilizzato plusvalenze per 60 milioni che avrebbero dovuto essere “soltanto” 39 milioni.  Per far partire un procedimento sportivo, la Roma dovrebbe essere deferita. Al momento questa ipotesi è remota e non è perseguibile fino alla fine delle indagini, che si chiuderanno a fine aprile.

Il precedente caso Plusvalenze

Il primo processo plusvalenze, che si tenne nel 2022, furono assolti tutti gli 11 club coinvolti (fra cui Juventus, Genoa, Parma e Sampdoria).  Il valore attribuito a un calciatore è relativo: per dimostrare il dolo, ovvero l’intenzionalità di gonfiare i valori in bilancio, servono prove certe di intenzionalità (intercettazioni, sequestri di documenti, confessioni, ecc.).

Si dovrà attendere per capire quale sarà l’esito del nuovo caso plusvalenze che sta colpendo il calcio italiano, in particolare la Roma.