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Calcio Internazionale

Danilo: “Sono stato ostaggio delle critiche, ho chiesto un supporto psicologico”

Le parole del calciatore brasiliano al quotidiano britannico “The Guardian”

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Danilo
DANILO PERPLESSO IN PANCHINA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Danilo Luiz da Silva, conosciuto anche come “Danilo“, ha rilasciato di recente un’intervista al “The Guardian“, affrontando temi profondi e psicologici, collegati anche a momenti complicati della sua carriera. Di seguito le parole dell’ex Juventus, Real Madrid e Manchester City, attualmente in forza al Flamengo.

Danilo: “Pep Guardiola educa i suoi giocatori”

“Pep Guardiola educa i suoi giocatori. Questo è l’aspetto più importante del suo lavoro. Fa sì che tutti i giocatori pensino al calcio allo stesso modo. Tempo, spazio, movimento, possesso, cura del pallone. Ti fa capire gli spazi in campo come nessun altro allenatore e vive la partita con un’emotività unica,” continua Danilo. “Ho subito un ‘lavaggio del cervello’ da Guardiola, ma in senso positivo. È stato come frequentare l’università. Quello che ho vissuto con lui mi ha permesso di alzare il mio livello e mantenerlo fino ad oggi. Non è che fossi un idiota prima di arrivare al Manchester City, ma ho capito che giocavo a calcio in un modo completamente sbagliato. Se lo avessi incontrato prima, mi avrebbe reso la vita molto più facile. Sono così felice di aver potuto giocare sotto di lui e di aver imparato da lui.”

Danilo: “Il calcio è ciclico”

Danilo sottolinea un aspetto che spesso viene quasi dimenticato: “Dobbiamo ricordare che il calcio è ciclico, ci sono molti giocatori che ora hanno 33, 34 anni e sono stati al top per otto, nove, dieci anni. Questo calo di prestazioni è naturale. Bisogna considerare anche l’aspetto mentale. Quando parlo di età, non mi riferisco necessariamente al fisico. È l’esperienza di essere sotto pressione per così tanti anni, la pressione di vincere e vincere sempre. Quando perdi, la sensazione è che tutto sia andato storto e ti senti meno valido, incapace. È difficile bilanciare queste emozioni. Ecco perché quando vinci provi solo sollievo. Tuttavia, con l’età arriva una comprensione migliore ed è più facile riflettere su alcune sconfitte e vittorie.”

Danilo: “Sono stato ostaggio delle critiche”

“Ciò che contava principalmente per me era capire chi fossi davvero, non seguire la corrente, non seguire il gregge, per così dire. Non devo pensare come tutti gli altri, non sono obbligato a vivere come tutti gli altri. Non devo vestirmi come tutti gli altri, non devo parlare delle stesse cose di cui parlano tutti. Quando giocavo per il Porto, per esempio, tornavo in Brasile una volta all’anno. Ho comprato un’auto, una Camaro, che costava 500.000 real [68.000 sterline]. Beh, l’auto era a Bicas [la piccola città dove Danilo è nato]. Cosa ci facevo con una Camaro a Bicas? C’è molta pressione sociale per avere una bella macchina perché sei un calciatore e tutto il resto. Ma questo è qualcosa che guardo di me stesso di dieci anni fa e dico: ‘Davvero? Stai scherzando, vero?’”

Danilo ora volge lo sguardo al periodo difficile che ha dovuto affrontare (al Real Madrid), nel quale è stato “completamente ostaggio delle critiche”, menzionando anche il ruolo che i social media hanno avuto proprio in quel momento: “Non importa quanto tu sia maturo, vuoi essere accettato. I social media sono un ambiente tossico. Tossico a tutti i livelli. Per quanto diciamo che non ci importa di queste cose, siamo esseri umani, dopotutto. Non puoi fare a meno di dargli ascolto. Non sono dipendente dai social media, non sono un tipo molto attaccato. Ma vogliamo essere accettati dalle persone, vogliamo ricevere feedback positivi. Nessuno vuole feedback negativi. Non importa quanto studi, quanto ti preoccupi della tua salute mentale, quanto sei maturo, vuoi essere accettato. E i social media sono un ambiente tossico. Tossico a tutti i livelli.”

Danilo: “Ho sofferto molto al punto da cercare aiuto psicologico”

Danilo, nel corso del tempo, ha compreso al meglio l’importanza della salute mentale, sopratutto dopo il periodo menzionato prima, quello con i Blancos: “Il Real Madrid è stato il culmine di questo problema perché è il club più grande del mondo, ho sofferto molto al punto da cercare aiuto psicologico. C’erano momenti in cui sembrava che non ricordassi più come giocare a calcio. Le critiche mi stavano davvero ferendo. È stato allora che ho iniziato a lavorare con uno psicologo sportivo.”

“Lo dirò molto chiaramente: i club faranno qualcosa solo quando si renderanno conto del danno finanziario che subiscono. Guarda quanti giocatori che erano stelle a livello giovanile non sono riusciti a sfondare nel calcio professionistico a causa di questa valanga di critiche. Quando sali, ci sono molti soldi, donne e fama. Ma come gestirli? Tutti conosciamo qualcuno che si è perso nel calcio. Quando i club capiranno quanti giocatori stanno perdendo a causa di problemi emotivi e psicologici, ci penseranno due volte e inizieranno a investire perché questo è un valore tecnico e finanziario per la squadra. Ed è brutto perché non si preoccupano dell’essere umano. Dobbiamo umanizzare di più il calcio. Le persone lo ignorano ancora, non amano parlarne. Ma quando si tratta dell’aspetto finanziario, allora sì che si interessano.”

Danilo e il progetto “Voz Futura”

Come ultimo tema affrontato all’interno dell’intervista troviamo quello dedicato al progetto “Voz Futura”, creato da Danilo nel 2020: “Voz Futura è un progetto nato durante la pandemia, in un momento in cui mi sentivo molto influenzato dai media tradizionali. Tante notizie negative. È stato un periodo molto difficile per tutti. Ero in Italia, che è stata duramente colpita. In Brasile la gente non aveva ancora realizzato la portata delle cose. E ogni giorno aprivo i principali siti web e giornali, come faccio sempre, e provavo sempre qualcosa di molto negativo. Non sapevo ancora esattamente cosa volevo fare, ma volevo che fosse qualcosa di importante e diverso dai media tradizionali. Abbiamo molte persone con vite incredibili che possono ispirarci e motivarci.”

“Uno dei miei obiettivi è avvicinarmi al popolo brasiliano, ai tifosi. Questo può aiutarmi e anche migliorare il mio ruolo nella nazionale brasiliana. Filipe ha smesso di giocare a dicembre e a febbraio allenava già l’under-17 del Flamengo. L’ho chiamato e gli ho detto: ‘Sei pazzo.’ Mi ha risposto che non sapeva che gli allenatori lavorassero così tanto. Ecco perché non sarò mai un allenatore. Nessuna possibilità. Penso che il calcio abbia ancora molto da darmi, ma quando finirò, dovrò voltare pagina nella mia vita. Voglio iniziare l’università, voglio studiare psicologia, voglio studiare comunicazione. La vita è imprevedibile e ho imparato a permettermi di cambiare idea, ma oggi la mia risposta sull’essere allenatore è che è impossibile.”




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