Serie A
David Neres: “Ajax momento migliore. L’Inter mi ha fatto impressione”
Le parole del brasiliano al Corriere della Sera

David Neres, attaccante brasiliano del Napoli acquistato l’estate scorsa dal Benfica, ha affrontato diversi temi in un’intervista al Corriere della Sera, tra il possibile rientro alla prossima gara con il Milan, i diversi compagni e allenatori avuti nel corso della carriera e momenti complicati. Di seguito le sue parole.
Pochi sorrisi e pochi post social
“Le telecamere mi mettono a disagio. Poi sono timido con chi non conosco. Social? Non li uso molto, forse sono vecchio! E poi, se fai bene ti elogiano, sei fai male ti insultano. Quando cedo alla tentazione mi arrabbio. Meglio guardare negli occhi le persone, bisognerebbe far capire ai ragazzi che il mondo virtuale può essere pericoloso. Tutto è estremizzato“.
Carriera in altalena e la chiamata di De Zerbi
“L’Ajax è stato il momento migliore, ma subire un infortunio dopo un anno straordinario è stata una sfortuna, non immaginavo neanche quanto fosse difficile. Ero certo che sarei tornato più forte, ma in realtà, una volta rientrato, ho giocato poco. Quando sono arrivato allo Shakhtar, mi sentivo benissimo, ero pronto e con De Zerbi mi allenavo bene. Poi, però, la guerra ha interrotto tutto e c’è stato un lungo periodo senza partite. Sono tornato in Brasile. All’inizio mi sembrava quasi di essermi ritirato dal calcio, il primo mese mi sono divertito, poi ho iniziato ad annoiarmi. Sono stato fermo fino a quando è arrivato il Benfica, mi è sembrata un’eternità“.
La chiamata del Napoli e lo scudetto
“Fino a quel momento avevo giocato in squadre top ma non in campionati forti come quello italiano appunto, il Napoli mi ha dato questa opportunità. Non ci ho pensato su due volte, è un club con un progetto. Chi vince lo scudetto? Il Napoli, why not?! Non è facile ma di sicuro ci proveremo fino alla fine. Non possiamo mollare mica adesso”.
Rientro col Milan e chi è Conte
“Lo spero ma decide Conte, ovviamente. Lui è molto simpatico! Sono serio: pretende tanto da ogni giocatore. Per me è perfetto perché quando un allenatore non è esigente tendo a rilassarmi. Tira fuori il massimo, ti stimola, ti motiva come nessuno. E ti rimprovera anche, mi è successo dopo due settimane che ero qui. Cos’era successo? Avevamo fatto un’amichevole e diciamo che non mi ero impegnato, mi chiamò da parte in maniera chiara e diretta. In quel momento capii bene però chi avessi di fronte e come dovevo comportarmi. Mi è servito. I suoi allenamenti? Sono i più duri che abbia mai fatto. Ho corso di più in questi 6 mesi che nel resto della mia carriera finora. Un suo pregio e un suo difetto? Per carità… Mi piace tutto di lui! Tira fuori la versione migliore di me”.
La squadra e il compagno più forti
“L’Inter come organico, non c’è dubbio. Col Napoli non ci ho giocato contro ma col Benfica l’ho incrociato tre volte e mi ha fatto impressione. Bastoni mi ha messo in difficoltà. Compagno più forte? Naturalmente Lukaku. Leader in campo e nello spogliatoio. Poi Lobotka, prezioso per noi”.
Neres erede di Kvara
“Io sono David Neres, nato a San Paolo cresciuto col mito di Messi e Ronaldinho. Kvara è un top player. Uno di quei giocatori fondamentali per un club. Come persona e come amico mi è dispiaciuto sia andato via”.
Punti persi durante l’infortunio
“Prima avevamo vinto sette partite di fila, quindi un calo ci può stare. Il campionato italiano è molto competitivo, ogni partita è difficile e affrontiamo sempre squadre di alto livello. Queste ultime 9 partite sono decisive, adesso sì che è vietato fermarsi“.
Un ricordo da bambino e il primo stipendio da calciatore
«Giocavo con il pallone nella strada davanti a casa, avevo 5 anni. Papà era felice, mamma meno: prima la scuola e poi il calcio, diceva. Ho accontentato entrambi, se non avessi studiato non mi sarei potuto allenare. Ho fatto il liceo, e ho avuto il via libera da mamma. Piano B? In realtà no. Quando ho esordito in prima squadra col San Paolo, mi dissi: «ce l’ho fatta e qui resto»“.
“Non eravamo ricchi, mio padre e mia madre lavoravano e riuscivano a garantirci il cibo a tavola. Con i primi soldi non ricordo esattamente cosa comprai, ma ricordo bene la sensazione: ero felice. Il primo stipendio al San Paolo era di circa 120 reais, circa 20-30 euro. Pensai: “Wow, sono ricco!”. Quando poi ho cominciato a giocare in Europa e sono arrivati i soldi veri, ho comprato una casa migliore alla mia famiglia in un quartiere più sicuro”.
La rapina subita appena arrivato a Napoli
“Basta leggere i giornali per sapere che accade ovunque. Certo, mi sono spaventato, ero con mia moglie. Tornavo dallo stadio e mi è sembrato assurdo: avevamo vinto la partita, i tifosi ci avevano applaudito. Cosa ho fatto, mi chiesi”.
La (prima) chiamata di Tite in Nazionale
“Sì e non gli risposi al telefono. Perché? All’Ajax venivo spesso aggiunto in gruppi Whatsapp con persone che non conoscevo. Ricevevo tante chiamate da numeri sconosciuti e, per abitudine, non rispondevo. Così mi sono perso quella telefonata. Trovai un messaggio: «Ehi, sono della Nazionale, ho provato a chiamarti». Tornare? Se faccio il massimo nel club, ho chance di essere convocato. Napoli mi farà rientrare in Nazionale”.
Un regalo
“Il più bello l’ho già ricevuto da mia figlia alla Festa del Papà: una lettera, un disegno e un portachiavi. What else?”.
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