Commissione Cultura, al via libera il ritorno della pubblicità sul betting nel calcio

La Commissione Cultura e Sport del Senato ha dato il via libera alla risoluzione proposta da Fratelli d’Italia in merito alla riforma del calcio, segnando un passo importante verso il superamento del divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo imposto con il Decreto Dignità. Via libera al ritorno della pubblicità del betting nel calcio.

Superamento del decreto dignità

Tale normativa, fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, aveva introdotto restrizioni severe sulle sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse nel mondo dello sport, con l’obiettivo di limitare la diffusione del gioco patologico e proteggere i consumatori. La decisione della maggioranza ha suscitato una dura reazione da parte delle opposizioni, in particolare del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle. Luca Pirondini, capogruppo in Commissione per il M5S, ha espresso forte preoccupazione, sottolineando come il governo stia riaprendo la strada alla promozione delle scommesse, ignorando i rischi connessi al gioco d’azzardo patologico.

La pubblicità sul betting nel calcio in Serie A

La nuova risoluzione, fortemente sostenuta dalle istituzioni calcistiche italiane, risponde a una richiesta pressante del settore, che mira a riallinearsi con i modelli economici di altri campionati europei. Le entrate derivate da sponsorizzazioni di betting della Premier League inglese rappresentano una parte rilevante del bilancio. I sostenitori della riforma affermano che il ritorno della pubblicità sulle scommesse potrebbe fornire un importante supporto economico ai club italiani, contribuendo alla stabilità finanziaria del sistema calcistico nazionale. Affermano inoltre che ci si riallinea con altri campionati europei. I sostenitori affermano soprattutto che la situazione odierna è quella di una pubblicità camuffata e che il divieto sia stato di fatto inutile.

Questa svolta legislativa riaccende il dibattito sui rischi del gioco d’azzardo e sulla necessità di trovare un equilibrio tra esigenze economiche e tutela sociale. La questione rimane aperta, con uno scontro politico destinato a proseguire nelle prossime fasi della riforma.