Interviste Esclusive
ESCLUSIVA – Balzaretti: “La mia Juventus era fortissima, ma ho un rammarico. Il Derby a Roma si gioca per una settimana”

Abbiamo avuto ai nostri microfoni Federico Balzaretti ex difensore di Torino, Juventus, Fiorentina Roma ed Palermo.
Con l’ex nazionale abbiamo ripercorso la sua carriera parlando dei momenti più importanti.
Le sue dichiarazioni
Ecco le parole di Balzaretti
Cosa ricorda della sua esperienza al Torino e che rapporto ha avuto con il popolo granata?
“L’esperienza al Torino è stato il capitolo più importante della mia vita. Io inizio in maglia granata a 6 anni e quindi porto tutto il percorso della mia infanzia, sono arrivato bambino e sono uscito da adulto. Il Toro per me è una pagina importante e bellissima ricordo con molto piacere i prestiti perché ho fatto due anni uno a Varese ed uno a Siena.
Sono comunque un ragazzo che ha fatto molta gavetta perché nelle giovanili giocavo molto poco, sono stato sempre molto tenace o sono stato messo in discussione o mi sono messo da solo in discussione. Tutta questa parte di sfide mi piace molto.
Il rapporto è stato di amore e odio, ma odio solo da parte loro poi quando sono andato alla Juventus dopo il fallimento ed è una cosa molto comprensibile però detto ciò rimane per me una pagina importante della mia vita”.
Come era la tua Juventus e quanto era forte?
“Io scelsi la Juventus perché c’erano tanti fenomeni per confrontarmi con delle vere star. Avere un allenatore come Capello compagni di squadra come Del Piero, Cannavaro, Nedved, Trezeguet, Viera, Emerson era una squadra pazzesca. Ho pensato “Non so quante partite posso fare perché ero uno degli ultimi” ed era giusto che fosse così però quella voglia che avevo di migliorarmi mi ha fatto prendere una scelta del genere.
Devo dire che la qualità degli allenamenti l’intensità era una cosa incredibile, abbiamo vinto un campionato che però è stato tolto però sul campo l’abbiamo vinto con grande merito perché eravamo la squadra più forte in assoluto. Mi ritengo soddisfatto perché ho fatto 27 partite finendo da titolare è stato un motivo d’orgoglio incredibile per me. Era l’anno 2005-2006 ed avere in finale del mondiale di Berlino 7/8 compagni di squadra era una cosa clamorosa. Il rimpianto è stato di aver trovato nei quarti di finale in Champions League l’Arsenal che era una squadra fortissima, noi purtroppo non siamo arrivati nelle condizioni fisiche migliori”.
Qualche aneddoto su quel gruppo nei momenti di difficoltà chi parlava?
“Noi siamo partiti fortissimo e poi nella parte centrale abbiamo avuto un appannamento e ci siamo ripresi nel finale. I leader principali che parlavano erano Del Piero, Cannavaro, Vieira che avevano un peso specifico importante durante l’allenamento alzavano il livello e l’attenzione. Poi c’erano giocatori come Nedved che erano a tremila tutto l’anno. In tutto questo Fabio Capello aveva una gestione del gruppo straordinaria, sapeva come prendere e come parlare ai differenti giocatori. Le regole erano uguali per tutti ma lui aveva modalità differenti per ottenere da tutti il cento per cento. Questo fa capire che oltre la parte tecnico tattica devi avere una gestione anche importante, perché quella era una squadra piena di personalità e talento”.
Palermo e Roma
Balzaretti ci racconta le altre sue esperienze
Cosa ricorda dell’esperienza a Palermo e le è rimasto l’amaro in bocca di non aver raggiunto risultati più importanti?
“Ci è mancato il guizzo finale, non siamo riusciti ad andare in Champions l’ultima giornata con la Sampdoria ed abbiamo perso la finale di coppa Italia. Per me era una squadra che già era andata al massimo di quello che poteva andare è mancato per un soffio la parte di quello che poteva portarci ancora di più nella storia. Io li sono stato benissimo ho avuto l’amore dal primo giorno e nelle ultime due tappe della mia carriera che sono Palermo e Roma ho ricevuto tanto amore e sono state estremamente emozionali per me. Palermo mi ha dato quell’amore che al nord non ho mai ricevuto perché il sud è passionale. Sono contento di far parte nella Hall Fame dei tifosi della storia del Palermo”.
Com’è stato stare a Roma in una squadra che aveva tante aspettative?
“Il mio primo anno non è stato facile perché venivo con tante aspettative. Arrivo dalla finale dell’Europeo forse ero il miglior terzino in Serie A, ho iniziato bene la stagione ho fatto due/tre mesi a livello alto. Ho avuto due tre infortuni che mi hanno un po fermato. Poi anche qui con grande voglia sono riuscito a rimettere le cose a posto, l’anno successivo è stato fantastico abbiamo fatto 10 vittorie consecutive è stato l’anno con il record di punti.
Gli ultimi due sono stati bellissimi, poi io il terzo me lo sono goduto poco perché ho avuto questo infortunio che mi ha costretto a stare fuori. L’essere riuscito ad arrivare alla gente come persona e non calciatore è la parte che mi riempie più d’orgoglio e di gioia. La gente qui a Roma mi vuole molto bene perché sanno l’amore che io ho verso questo club. Da momenti difficili sono nati momenti bellissimi”
Derby di Roma e nazionale
Balzaretti ci racconta il derby di Roma e la sua esperienza in nazionale
Come è vivere il derby di Roma e cosa hai provato quando ha segnato?
“È inutile dirti che è una partita come le altre perché non è così. Qui il derby è veramente difficile da gestire. È una partita speciale che anche se sei la persona più fredda del mondo la senti, ti porta tantissime energie prima. Era una partita difficile per tutti i giocatori soprattutto per chi sente questa maglia, per chi ha delle pressioni. È una partita diversa anche per i nostri leader Daniele De Rossi, Florenzi, Totti. Però poi si va in campo. Cerchi di dimenticarti tutto e concentrarti sulla gara ed è chiaro che a livello emozionale ti da sensazioni uniche dal coreografia al post partita. È una partita che dura molto più di una settimana”.
Dopo il pareggio che avuto con la Nazionale con la Spagna nei gironi nel 2012, voi in finale ci credevate?
“Erano sicuramente più forti. Anche se noi con quella Nazionale abbiamo fatto un percorso straordinario. Abbiamo fatto tutte vittorie nel girone di qualificazione e all’Europeo tranne la finale non abbiamo perso nemmeno una partita. Era una squadra con un gruppo compatto, fatto di fratelli e amici stavamo benissimo insieme.
In finale la scelta del mister era quella di giocare un pò difensivista all’italiana o fare il nostro calcio propositivo che stavamo facendo in quel periodo all’Europeo. La scelta è andata su quella di fare il nostro calcio propositivo e in quel momento li loro anche a livello fisico erano superiori a noi. Noi avevamo speso tantissimo avevamo avuto un giorno in meno di recupero i quarti con l’Inghilterra che siamo andati ai supplementari ci avevano tolto tante energie ma anche la semifinale con la Germania. Poi siamo arrivati con la mancanza di Chiellini, all’intervallo si fece male Thiago Motta, ma il 4-0 per me fu un risultato troppo grande e bugiardo”.
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