Serie A
Maldini: “Offerte rifiutate? C’è anche un non vi presentate neanche. E su Cardinale e Pioli…”
Paolo Maldini, ex capitano e bandiera del Milan oggi dirigente del club di via Aldo Rossi, ha parlato al Festival dello Sport tenutosi a Trento.
DI SEGUITO LE SUE DICHIARAZIONI
Com’è Cardinale? “Nel dubbio gli ho raccontato la mia storia (ride, ndr). Chi viene da un continente diverso ed è abituato a vedere sport diversi è come se andassi a pranzo con una leggenda del baseball. Gli ho raccontato la mia origine e la mia vita. Gerry è una persona che ha energia. Vuole fare tanto e ascolta anche, mi piace molto. L’idea che viene trasmessa è una sorta di continuità rispetto ad Elliott, hanno preso questo club che è stato risanato dal punto di vista economico e che adesso dovrebbe riuscire a risalire verso obiettivo un pochettino più grande”
Ha mai detto no a una squadra straniera per qualcuno: “Sì, anche di non presentarsi neanche. Theo Hernandez? (Ride, ndr) Questo lo stai dicendo tu. Theo è di altissimo livello, ma non solo lui. Poi se si presentano comunque dobbiamo valutare il livello della squadra, ma economicamente non necessitiamo della cessione. I nostri migliori vogliamo tenerli. Però in questo momento con certe valutazioni non esistono incedibili”.
Su Pioli e le sue idee: “Lo conoscevo già, ho giocato insieme a lui in U21 tantissimi anni fa, ma non sapevo che avesse questa carica sul campo. Questa carica è contagiosa, energica. Stefano riesce a trasmettere ogni giorno qualcosa di eccezionale, condivide i nostri progetti, le nostre strategie sul mercato. Non prende alibi. Tutte cose che abbiamo chiesto e che lui ha accettato perché lui è così. È cresciuto lui e ha fatto crescere noi, è un leader nato. Era considerato un “normal one”, al giorno d’oggi essere normali è già una grandissima cosa”
Su De Ketelaere: ” il mercato è dinamico, pensate che noi abbiamo provato a prendere Botman prima di De Keteleare, che avrebbe esaurito quello che era il nostro budget e avremmo virato su altri calciatori per quel ruolo lì. Tra le nostre idee a maggio rispetto a quello che è successo alla fine non c’è quasi un filo conduttore. A questo punto del nostro cammino non dobbiamo prendere giocatori medi, ma di grandissima prospettiva: Charles è uno di questi. È un 2001, ha fatto vedere cose importanti in Champions. C’è bisogno di tempo, so che il tifoso e i giornali non aspettano, ma noi dobbiamo aspettare. Io faccio l’esempio di Platini che alla Juventus per i primi sei mesi non ha fatto bene, poi è tornato a vincere tutto. Un 2001 non è pronto per farsi carico di tante responsabilità in un club come il Milan, questo equilibrio dobbiamo darlo noi. Sappiamo quali sono le strade per portare a crescere i giovani. Sui giovani si fanno delle scommesse, non tutte si vincono ma su di lui abbiamo davvero pochissimi dubbi”.
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