Calcio
Milan minimo indispensabile: una lezione da tenere bene a mente
È sempre difficile capire se il bicchiere sia mezzo pieno oppure mezzo vuoto. Forse sarebbe più semplice decifrarlo avendo la consapevolezza che in fondo, si tratta di un punto di vista esclusuvamente soggettivo.
L’obiettivo minimo é stato centrato, la qualificazione alla prossima Champions League è stata ottenuta. Dal punto di vista societario, può essere inquadrato sicuramente come un processo di continuità del progetto. Agganciare l’Europa che conta in tre stagioni consecutive, vuol dire stabilità di alto livello, dettaglio che al Milan, si era ampiamente smarrito. L’ altra faccia della medaglia però, vanta troppe occasioni sprecate. I rossoneri hanno osato troppo, lasciando qualcosa per strada e tirando la fune, pensando che fosse così forte da non spezzarsi. Invece, hanno dovuto fare i conti con delusioni ed una fune che è ancora salva, per il rotto della cuffia.
Una rosa che non ha dato soluzioni affidabili, gli infortuni condizionanti e un mondiale anomalo, hanno marchiato la stagione del Milan inevitabilmente. Pioli e società possono difendersi con queste argomentazioni, ma non basteranno più dal prossimo anno in poi. Una lezione per tutti i gradi della scala gerarchica rossonera, da chi si occupa del mercato, a chi deve poi far scendere in campo la squadra. Il Milan deve fare in modo attraverso tutti i suoi componenti, che questo sia stato un anno intermedio propedeutico alla crescita. Altrimenti rischia di essere un anno stazionario, prima di un brusca capriola nel senso di marcia sbagliato.
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